Il presidente di Diabete Italia: "Un diabetico su 2, in Italia, non si autocontrolla perché teme la puntura al dito. Ritengo che questo, però, sia la spia di un malessere più profondo"
ROMA – "Un diabetico su 2, in Italia, non si autocontrolla perché teme la puntura al dito. Ritengo che questo, però, sia la spia di un malessere più profondo: in tutte le patologie croniche, siano esse il diabete, la pressione elevata, il colesterolo alto oppure la necessità di dover prendere gli ormoni della tiroide, dopo un anno circa il 50% delle persone non assume più i farmaci. Che si ripercuota lo stesso danno anche sull’autocontrollo della glicemia, manovra fastidiosa sia da un punto di vista comportamentale sia da un punto di vista sociale, non deve assolutamente sorprenderci. In fin dei conti, prendere una pillola e’ molto più semplice che praticarsi un buco sul dito da cui far uscire del sangue". Così Salvatore Caputo, presidente di Diabete Italia, intervistato dall’agenzia di stampa Dire a margine dell’incontro ‘Col diabete puoi…’, promosso da Diabete Italia e Coordinamento Associazioni diabetici Lazio Cladiab, con il supporto di Abbot. L’evento si e’ svolto presso la sala Tirreno della Regione Lazio.
"Il problema della mancata aderenza nelle patologie croniche- ha proseguito Caputo- e’ estremamente complesso. Qualsiasi mezzo possa semplificare l’assunzione dei farmaci o la corretta esecuzione delle procedure per l’autocontrollo, quindi, non può che essere benvenuto. Nel caso dell’autocontrollo, in particolare, il fatto di dovere in pubblico mostrare il proprio sangue e’ sicuramente una delle tante barriere che impediscono l’aderenza a questa procedura e che nel tempo ne vanificano gli effetti. E questo soprattutto quando si ha necessariamente bisogno di controllare la glicemia: può accadere, infatti, che una persona vada in ipoglicemia perché non vuole far vedere in pubblico che si controlla- ha concluso- perché magari si trova in treno, in autobus, a scuola o nel luogo di lavoro".
Fonte: Superabile.it
08/10/2015