Da una vita normale a una vita piena: la storia di Caterina Selleri e del suo percorso verso una nuova consapevolezza di sé e dei propri limiti. L’auto-mutuo aiuto è diventato una risorsa per vincere le barriere e raccontarsi come un libro vivente, da sfogliare durante alcuni incontri
ROMA – "Io la carrozzina non la vedo. Se non sei tu a farmela notare". Caterina Selleri ha solo vent’anni quando nasce una seconda volta. Comincia una vita nuova a causa di un infortunio di ritorno dal luogo di lavoro (faceva l’impiegata in una macelleria), che le causa tre arresti cardiaci, una lesione midollare e il rischio di amputazione di un braccio. Ne parla sul numero di giugno della rivista SuperAbile Inail. "Era il 12 luglio del 2013 – racconta -. Ho perso il controllo della mia moto, nonostante procedessi a bassa velocità, e ho avuto un impatto con un’autocisterna. La mia grande fortuna è stata un medico eccezionale che è riuscito a rianimarmi in una situazione disperata". Caterina subisce un intervento chirurgico, grazie a molta fisioterapia recupera il movimento del braccio a rischio e anche una discreta sensibilità della gamba sinistra, però la lesione midollare le impedisce la capacità di muovere la gamba destra. È in grado di stare in piedi, ma si sposta usando la carrozzina e, in base alle necessità, anche il deambulatore. "Dico sempre che il mio infortunio è stato una grazia – sorprende -, perché prima ero una persona superficiale, nonostante avessi tutto quello che si potrebbe desiderare".
Il primo periodo dopo l’intervento è molto duro perché prende il sopravvento la chiusura, il rifiuto delle altre persone e della realtà. "Quando mi sono accorta che nessuno mi cercava, a soli 20 anni, ho avuto come una scossa". Albenga, la città di Caterina in provincia di Savona, non aiuta in quanto ad accessibilità, ma lei – supportata nel percorso dalla Sede Inail – trova la forza di uscire comunque, riprende i contatti con i bambini dell’Azione cattolica dove fa volontariato come educatrice, che la vogliono nonostante la carrozzina. "Lentamente ho ripreso in mano tutto, con una gioia che prima non avevo – afferma -. Ho dato importanza alle amicizie non coltivate, vado all’unità spinale che mi ha accolto per cercare di offrire consigli, ho un fidanzato che mi ha conosciuto così come sono adesso. Da circa due anni, sono felice. Tra poco farò anche l’esperienza di cominciare a vivere da sola, per poi affrontare la questione del lavoro".
Ogni due settimane c’è anche l’appuntamento con il gruppo di auto-mutuo aiuto attivo presso la Sede Inail di Savona, aperto a coloro che hanno subito infortuni sul lavoro. Una realtà importante, gratuita, che vuole offrire una risorsa in più a chi deve affrontare un percorso di per sé faticoso. "L’idea del gruppo è nata nel 2012 – precisa Adriana Giacchello, assistente sociale presso la Sede Inail -, perché ci siamo resi conto che alcuni infortunati, presi in carico da noi, sentivano la necessità di parlare e confrontarsi tra loro. Così, da allora, un gruppo di circa sette-nove persone si incontra trovando nell’auto-mutuo aiuto uno strumento valido. Questo per noi è stato possibile grazie al supporto costante dell’associazione Amali, che coordina le realtà di auto-mutuo aiuto presenti in Liguria, e alla collaborazione dell’Anmil". È proprio Inail Savona ad avvicinare Caterina a questa realtà, proponendole un corso per facilitatori seguito a Imperia; poi, grazie ad Amali, arriva l’incontro con il gruppo di persone infortunate.
"Il nostro impegno, oggi, è prendere in carico una persona puntando sulle abilità, su quello che di buono è rimasto, non su quanto ha perso – sottolinea Giacchello -. Inail non è più solo un ente erogatore di prestazioni assicurative ma un soggetto attivo nel welfare, per accompagnare le persone a condurre una vita normale. Ecco quindi anche la risorsa in più dell’auto-mutuo aiuto". Nel gruppo nessuno può giudicare, ognuno ha la propria sensibilità. Si compie un percorso personale per accettarsi confrontandosi con gli altri in libertà, senza forzature.
"Io ho bisogno del gruppo: si capisce l’importanza della propria disabilità – confessa Caterina -. Non sento la carrozzina perché ho scelto di accettarla, e da allora è andato tutto migliorando. La mia disabilità, spesso, è solo visiva. Può esserci chi ha una disabilità "interna" peggiore della mia, o una limitazione di fatto piccola ma percepita come più invalidante. Ciascuno, ascoltando l’altro, può trovare risposte e dire: se c’è chi riesce, allora posso riuscire anch’io". Raccontarsi può offrire risposte, far riflettere nell’incontro con l’altro senza avere paura, come avviene quando si vive l’esperienza della biblioteca vivente, organizzata a Savona da Amali (Auto-mutuo aiuto Liguria), con persone che si trasformano in libri in carne e ossa pronti a essere sfogliati.
"La biblioteca vivente ha accolto persone che fanno parte dei gruppi di auto-mutuo aiuto attivi in ambiti vari – racconta Antonietta Toscano, vicepresidente di Amali per la zona di Savona -, proprio per far conoscere realtà diverse dalla propria. Il "libro Caterina" aveva come titolo L’educatrice, in riferimento alla sua esperienza con l’Azione cattolica. Ogni copertina, però, volutamente ha messo in luce solo stereotipi, luoghi comuni legati ai titoli che poi, leggendo il libro e rivolgendo domande con circa mezz’ora di tempo a disposizione per ciascuno, sono stati sfatati e rimossi. Questo vuol fare la biblioteca: aiutare a superare le barriere, a vedere in un’altra ottica le cose, invitando a non giudicare mai un libro, e quindi una persona, dalla sua copertina". Occorre distruggere le aspettative, per far conoscere la realtà. "È stata una bella emozione rispondere a domande sulla propria vita per allontanare idee preconcette – aggiunge Caterina -. È bello far capire che la disabilità, se tu non la vedi, non c’è". (Sara Mannocci)
Fonte: Superabile.it
13/07/2016