Autismo: Una ricerca ha dimostrato come negli autistici sia presente un’alterata reattività agli stimoli sensoriali e un evitamento dei contatti sociali
Un gruppo di ricercatori del Dipartimento di Neurobiologia della prestigiosa Harvard Medical School ha scoperto che la presenza nei topi delle stesse modificazioni genetiche riscontrabili negli umani autistici, determina nei roditori un’alterata discriminazione tattile e un’ipersensibilità al tocco, misurate rispettivamente attraverso la capacità di distinguere diverse tessiture e la reazione ad uno sbuffo di aria sul dorso.
L’alterata reattività agli stimoli sensoriali nell’autismo
Tra le caratteristiche che contribuiscono alla formulazione di una diagnosi di autismo il DSM 5, manuale di riferimento internazionale per la classificazione dei disturbi mentali, cita tra i vari criteri iper o ipo-reattività agli stimoli sensoriali o interessi insoliti verso aspetti sensoriali dell’ambiente
Il 95% degli autistici manifesta infatti un’aberrante reattività agli stimoli sensoriali e il 60,9% ha un’alterata sensibilità tattile e una soglia di reazione più bassa alla vibrazione e al dolore termico; tuttavia le alterazioni neurologiche alla base di questa particolare sensorialità, seppur così diffusa, ed i suoi effetti sulle altre caratteristiche del quadro autistico sono perlopiù sconosciuti.
Neuropsicologia: i contributi della ricerca per delineare il fenotipo autistico
La ricerca genetica si è infatti sempre più interessata a specifiche funzioni cerebrali trascurando i possibili contributi del sistema nervoso periferico e del midollo spinale nel determinare il fenotipo autistico.
Questo mese è apparsa sulla rivista Cell una ricerca che vuole proprio colmare almeno in parte questa lacuna.
Un gruppo di ricercatori del Dipartimento di Neurobiologia della prestigiosa Harvard Medical School ha scoperto che la presenza nei topi delle stesse modificazioni genetiche riscontrabili negli umani autistici, determina nei roditori un’alterata discriminazione tattile e un’ipersensibilità al tocco, misurate rispettivamente attraverso la capacità di distinguere diverse tessiture e la reazione ad uno sbuffo di aria sul dorso.
La ricerca è ancora più interessante poichè si è posta l’ulteriore obiettivo di verificare se queste anomalie sensoriali avessero una ripercussione sui comportamenti ansiosi e sulle interazioni sociali dei topi, misurati attraverso test quali la capacità di rimanere in uno spazio verde e l’abilità di interagire con altri topi mai visti prima.
I roditori portatori delle mutazioni genetiche riscontrabili nella popolazione autistica hanno in effetti manifestato una forte tendenza all’evitamento di queste situazioni soprattutto se l’ablazione dei geni avveniva in età dello sviluppo piuttosto che in soggetti già adulti.
La qualità dell’esperienza tattile durante l’infanzia di un bambino potrebbe quindi rivestire un ruolo importante nel consolidamento delle competenze sociali e nell’abilità comunicativa.
Conclusioni
La dimostrata relazione tra le prime fasi del processamento delle informazioni sensoriali, l’ansia e i comportamenti sociali potrebbe quindi contribuire allo sviluppo di nuovi approcci terapeutici destinati agli autistici nell’età dello sviluppo e stimolare la ricerca ad interessarsi alle altre numerose anomalie sensoriali che interessano i neurodiversi e potrebbero avere un loro peso nel determinare tratti emotivi e comportamentali altrettanto comuni e spesso invalidanti.
Speriamo quindi di leggere a breve i risultati di nuove ricerche come questa.
Fonte: Stateofmind.it
11/08/2016