ROMA – ”Ciascun italiano impiega oltre 300 ore l’anno, quasi un’ora al giorno, per districarsi nel labirinto di scadenze e pagamenti vari: domande di pensione, dichiarazioni dei redditi e Isee, richieste di disoccupazione, riconoscimento dell’invalidita’, certificati e permessi”. Lo rileva uno studio del Patronato Inac, l’Istituto nazionale assistenza cittadini della Cia-Confederazione italiana agricoltori, presentato oggi in occasione della 5a edizione di ‘Inac in piazza per te’, l’appuntamento informativo che si tiene ogni anno in tutte le piazze d’Italia nel mese di maggio.
”A oltre un anno dall’avvio del processo di informatizzazione della Pubblica Amministrazione, – rileva la Cia – i tempi e i costi per adempiere agli obblighi fiscali e previdenziali restano biblici”.
Il tetto delle 300 ore, aggiunge la Cia, ”sale ancora di piu’ se a disbrigare le pratiche burocratiche e’ un pensionato o uno straniero: in queste caso le ore diventano oltre 390 all’anno”.
Nel confronto con gli altri Paesi europei, spiega la Cia, la burocrazia italiana ”non ci fa una bella figura. Contro le 300 ore annue dello Stivale ‘perse’ in pratiche e richieste di certificazione la Gran Bretagna ‘sfoggia’ 110 ore in media d’anno, la Francia 132, la Germania 196 e la Spagna 213”.
Il risultato e’ che la ”burocrazia arriva a pesare in Italia per circa 70 miliardi di euro, con un’incidenza complessiva su imprese e famiglie pari al 4,5 per cento del Prodotto interno lordo. Una spesa enorme, soprattutto se si guarda al dato pro-capite: ogni anno i costi della macchina burocratica ammontano a 1.200 euro a cittadino tra timbri, comunicazioni, autorizzazioni e certificati”.
La giornata nazionale dell’Inac, sotto lo slogan ‘Lavoriamo insieme per un domani di certezze e diritti’, guarda soprattutto alle ”fasce piu’ deboli della popolazione, che sono poi quelle piu’ in difficolta’ di fronte al binomio burocrazia-informatica”, secondo lo studio del Patronato della Cia, infatti, oggi soltanto il ”3 per cento degli ‘over 65′ ha una buona dimestichezza nell’uso di internet. Un po’ meglio fanno gli extracomunitari regolari che arrivano a circa un 15 per cento, ma molti sbagliano (non favoriti dalla lingua) la compilazione della modulistica proposta nei servizi del web. In questo contesto, si spiega perche’ circa il 30 per cento delle pratiche avviate online subisce blocchi o rallentamenti per banali errori o intoppi tecnici”.
Fonte: Disablog.it
09/05/2011