I dati di un monitoraggio dell’archivio curato dal Nucleo della Guardia di Finanza sui presunti errori sanitari e presunte criticità arrivate all’attenzione della Commissione: dei 470 casi esaminati, in 329 c’è stata la morte del paziente. Oltre la metà dei casi in sole tre regioni: Calabria, Sicilia e Lazio.
ROMA – Sono stati 470 i presunti casi di malasanità giunti all’esame della Commissione d’inchiesta sugli Errori sanitari in quasi 2 anni e mezzo (aprile 2009-settembre 2011), di cui 329 terminati con la morte del paziente. Il record spetta a Calabria, Sicilia e Lazio, le regioni in cui si segnalano oltre la metà dei casi, 239: ce ne sono stati 97 in Calabria, tra presunti errori e altre criticità, 91 in Sicilia e 51 nel Lazio. Anche sul fronte dei decessi la maglia nera spetta alla Calabria con 78 morti, seguita dalla Sicilia con 66 decessi e il Lazio con 35.
I DATI – L’analisi, se da una parte fa emergere il grande lavoro e la capillare attenzione con cui opera la Commissione, dall’altra mostra un lato sinistro della sanità nazionale: su 470 casi monitorati, ben 97 si sono verificati in Calabria, 91 in Sicilia, 51 in Lazio, 32 in Puglia, 31 in Campania, 29 in Toscana, 28 in Lombardia, 24 in Emilia Romagna, in 23 Veneto, 20 in Liguria, 10 in Valle D’Aosta, 9 in Piemonte, 7 in Abruzzo, 4 in Umbria, 3 in Marche, Basilicata e Friuli Venezia Giulia, 2 in Molise e Sardegna, 1 in Trentino Alto Adige. Anche per quanto riguarda i decessi, a finire sul podio più alto di questa triste classifica è la Calabria. Tra gli episodi all’esame della Commissione errori, i morti legati a presunti – presunti finchè la magistratura non lo accerta – casi di malasanità in terra calabrese sono stati 78. Tanti i decessi anche in Sicilia: 66. Seguono il Lazio con 35 morti, Campania con 25, Puglia con 21, Toscana con 18, Emilia Romagna con 16, Liguria con 14, Veneto con 13, Lombardia con 11, Valle D’Aosta con 9, Abruzzo con 7, Piemonte con 4, Umbria con 3, Friuli Venezia Giulia, Basilicata e Sardegna con 2, Trentino Alto Adige, Marche e Molise con 1. Scorrendo le tabelle della Commissione, su un totale di 470 casi di malasanità, 326 riguardano vicende legate a presunti errori da parte dei medici e del personale sanitario. Errori che potrebbero aver causato 223 decessi. Anche qui, sezionando il dato su base territoriale, si evidenziano le situazioni più critiche in Calabria e Sicilia. Nelle strutture sanitarie calabresi si contano 82 casi all’esame della Commissione, in Sicilia se ne registrano invece 57. La poco onorevole medaglia di bronzo, anche in questo caso, spetta al Lazio con 28 casi legati a presunti errori medici. Le cose non vanno molto meglio in Campania e in Toscana, dove si registrano ben 23 casi di presunti errori medici. A seguire: Puglia e Lombardia con 19, Emilia Romagna con 17, Veneto con 15, Liguria con 13, Piemonte e Valle D’Aosta con 6, Abruzzo con 5, Umbria con 4, Marche con 3, Friuli Venezia Giulia e Basilicata con 2, Trentino Alto Adige e Molise con 1. Gli episodi di malasanità non sempre però hanno a che fare con l’errore diretto del camice bianco. Spesso sono figli di disservizi, carenze, strutture inadeguate. Tutte lacune del Servizio sanitario nazionale che la Commissione cataloga come "altre criticità". Su 144 casi totali registrati in tutto il Paese (che potrebbero aver causato 106 vittime), 34 riguardano gli ospedali siciliani, 23 le strutture del Lazio, 15 quelle della Calabria. E ancora: 13 casi si sono verificati in Puglia, 9 in Lombardia, 8 in Veneto e Campania, 7 in Emilia Romagna e Liguria, 6 in Toscana, 4 in Valle D’Aosta, 3 in Piemonte, 2 in Abruzzo e Sardegna, 1 in Friuli Venezia Giulia, Basilicata e Molise. Nota positiva: sono tre le regioni in cui – al momento – non si sono registrati casi di malasanità di tipo, per così dire, strutturale: Trentino Alto Adige, Umbria e Marche.
Fonte: SuperAbile.it
27/10/2011