Un’università statunitense scopre che l’assenza di una proteina provoca ritardi nell’apprendimento e difficoltà nella memoria alle persone con sindrome di Down. Il commento del genetista Bruno Dallapiccola (Comitato scientifico Aipd): "Grande valore scientifico"
ROMA – "Questa ricerca, in senso assoluto, è di grande valore scientifico, come dimostra tra l’altro l’elevato impatto della rivista sulla quale viene pubblicata. In particolare, lo studio identifica un nuovo meccanismo della funzione sinaptica e della modulazione del riciclo del recettore del glutammato. Il rapporto tra questa via metabolica e la sindrome di Down appare sufficientemente documentato sia nel modello animale che nei pazienti". Con queste parole il professor Bruno Dallapiccola, professore di Genetica Medica presso l’Università La Sapienza, direttore scientifico dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù e membro del comitato scientifico dell’Aipd, Associazione Italiana Persone Down ha commentato la recente scoperta di un’università americana che ha rivelato come sia la mancanza di una proteina, la SNX27, a provocare ritardi nell’apprendimento e difficoltà nella memoria alle persone con sindrome di Down.
"La scoperta di una nuova e certamente importante via metabolica – continua Dallapiccola – apre nuovi scenari sperimentali e aggiunge una tessera al mosaicismo delle conoscenze relative ad un fenotipo complesso, come di fatto è una sindrome cromosomica. Al momento resta però non chiaro con quale approccio, in vivo, cioè nei pazienti, la nexina 27 potrebbe essere utilizzata per correggere farmacologicamente la disfunzione dendritica delle cellule cerebrali. Non è neppure chiaro quanto del complesso fenotipo neurologico della sindrome di Down sia nexina-correlato e quanto dipenda dagli altri tipi di disfunzione".
L’articolo di Huaxi Xu, il ricercatore responsabile della scoperta insieme alla sua equipe dell’Università di Sanford-Burnham Medical Research Institute, comparso sulla rivista Nature Medicine (online il 24 marzo 2013), "delinea – ha continuato il professor Dallapiccola – i rapporti esistenti tra la nexina 27 e la sindrome di Down. Si tratta di una proteina espressa nel cervello, che regola il traffico endocitico. Il modello murino e, in particolare, l’animale privo delle due copie del gene Snx27 presenta grossolani difetti della funzione sinaptica, una riduzione della memoria di apprendimento e dei recettori ionotropici del glutammato. I prodotti del gene SNX27 interagiscono con tali recettori. Nel cervello dei soggetti affetti da sindrome di Down l’espressione di SNX27 è ridotta, così come l’espressione della proteina C/EBPbeta, un fattore di trascrizione per SNX27. Un microRNA (miR-155) codificato da un gene del cromosoma 21 regola negativamente C/EBPbeta e perciò la quantità di SNX27, producendo una disfunzione a livello delle sinapsi cerebrali. Nel modello murino della sindrome di Down, l’iper-regolazione di Snx27 corregge i difetti cognitivi e sinaptici. In base a questi risultati – conclude Dallapiccola – i ricercatori concludono che SNX27 abbia un ruolo nel meccanismo molecolare che, attraverso una disfunzione sinaptica, contribuisce al fenotipo della sindrome di Down". "Tuttavia, va considerata la complessità del modello della trisomia 21, una condizione causata dallo sbilanciamento (effetto di dose) di alcune dozzine di geni, peraltro variabilmente espressi nei diversi tessuti, che agiscono non solo con i loro effetti diretti (correlati ai geni sbilanciati del cromosoma 21), ma anche indirettamente, modulando – ha concluso il professore – l’azione di altri geni localizzati su altri cromosomi".
Fonte: Superabile.it
29/03/2013