"Mi dispiace signora suo figlio è molto intelligente ma non ha voglia di studiare se non cambia atteggiamento credo che saremmo costretti a bocciarlo". Questa è la tipica frase che non solo viene detta a ragazzi svogliati ma anche a ragazzi che hanno problemi dell’apprendimento di cui uno dei più frequenti è la dislessia.
Il mio nome è Matteo, sono un ragazzo dislessico, che oggi si è spinto a raccontare la sua storia a causa del bullismo degli adulti. Si dice infatti che la nostra generazione, non ha rispetto delle regole e dei valori, ma io mi chiedo che esempio danno gli adulti. La mia storia, tristemente uguale a quella di tanti ragazzi, è l’esempio di come gli adulti sono a volte più bulli di noi ragazzi, ma noi siamo adolescenti gli adulti si organizzano e ci massacrano in modo scientifico. La mia storia inizia da quando sono andato a scuola. Per me era una umiliazione, leggere o scrivere alla lavagna mi creava ansia al punto che non riuscivo a parlare: sudavo, mi emozionavo ed era come se mi si bloccasse il cuore perché ero consapevole delle mie capacità. La mia battaglia più complicata è stata all’età di sedici anni quando ho scoperto di essere dislessico. Credevo che i miei guai fossero finiti, avevo capito che non ero stupido, ma anzi avevo un quoziente intellettivo alto e una buona intelligenza, così mi disse lo specialista, avevo capito che le mie difficoltà dipendevano da come il mio cervello trattava le informazioni, non ero strano ero semplicemente diverso da tutti gli altri, ma chi non lo è?
Fonte: La Repubblica.it
29/04/2013