Durante il question time alla Camera, il ministro ha ribadito: "Trattamenti assistenziali inclusi nel reddito, controbilanciati da deduzioni e franchigie differenziate. Previsioni favorevoli per disabili più gravi". Confermato il ricorso al Consiglio di Stato: "Non si può interrompere applicazione"
ROMA – Nuovo Isee, il governo non arretra di un passo: le indennità di accompagnamento vanno incluse nella nozione di reddito. Lo ha ribadito ieri il ministro del Lavoro Poletti, rispondendo al question time alla Camera. "Continuiamo a ritenere che l’Isee sia uno strumento molto importante e assolutamente indispensabile per svolgere bene l’azione sul versante sociale e destinarla, in maniera puntuale, ai cittadini che ne hanno pienamente bisogno – ha detto – Erano prevedibili alcuni problemi di partenza, si sono effettivamente rappresentati, ma noi pensiamo che oggi interrompere questo percorso provocherebbe più danni che vantaggi, perché di fatto produrremmo uno stato di confusione generale". Fino al 25 marzo scorso, secondo quanto riferito al ministero dall’Inps e riportato alla Camera da Poletti, "le dichiarazioni acquisite sono più di 650 mila e i tempi medi di rilascio delle attestazioni sono di cinque giorni dalla data di presentazione della dichiarazione sostitutiva unica: cioè la metà dei tempi massimi previsti dalla norma. Pensiamo quindi che questo lavoro di miglioramento debba essere continuato".
Riferendosi in particolare all’interrogazione sulla sentenza del Tar del Lazio, che ha bocciato il nuovo Isee nella parte relativa ai trattamenti assistenziali, "pensiamo che sia necessario fare appello al Consiglio di Stato, perché reputiamo che il contenuto di merito del decreto e del regolamento di applicazione siano pienamente legittimi". Nulla di illegittimo, quindi, nella "inclusione dei trattamenti assistenziali nella nozione di reddito", in quanto sarebbe "controbilanciata dalla possibilità di dedurre le spese sostenute per l’assistenza personale di collaboratori domestici, nonché le franchigie differenziate in base alla gravità della condizione di disabilità. Questa previsioni – ha ribadito – producono il risultato di essere particolarmente favorevoli per le persone con disabilità più grave, più bisognose dal punto di vista economico". Sul tema, tuttavia, il ministro riferisce di aver aperto un confronto con le associazioni, "perché in prospettiva non consideriamo impossibile rivedere questa materia, ma reputiamo non opportuno farlo in questo momento, interrompendo la sua applicazione, perché produrremmo uno stato di confusione e di degrado che provocherebbe più danni e più problemi di quanti ne risolverebbe".
Fonte: Superabile.it
17/04/2015