Presidio a Montecitorio di alcune associazioni di persone con disabilità che da settimane chiedono di ripensare le norme del Jobs Act sul collocamento mirato. Il ministero del Lavoro chiede di attendere i risultati del periodo di rodaggio di 12 mesi: "Se qualcosa non va, cambieremo". Ma intanto le associazioni preparano un ricorso europeo
ROMA – Protesta in piazza Montecitorio, ieri mattina, per alcune associazioni a difesa dei diritti delle persone con disabilità che rivendicano la centralità della legge 68/99 sul collocamento obbligatorio e respingono la norma, prevista della Legge delega n.183/2014 (nota come "Jobs Act"), che ha modificato la legge allargando il perimetro della c.d. "chiamata nominativa". I manifestanti sono stati prima ricevuti dalla presidente della Camera Laura Boldrini, e poi nel pomeriggio dalla Segreteria particolare del ministro del Lavoro, Luciano Poletti, che confermando la linea del Governo ha chiesto di attendere la conclusione del periodo di rodaggio di 12 mesi previsti dalla stessa legge delega. Con la promessa che, se sarà evidente che le cose non hanno funzionato, si interverrà nuovamente sulla norma. Una posizione incassata dalle associazioni che confermano comunque la volontà di preparare un ricorso europeo sul caso.
Ad avviso delle associazioni coinvolte, esistono gli estremi, nel caso in cui la commissione Lavoro della Camera dei Deputati non riapra il dibattito e modifichi la norma, per ricorrere alla Commissione europea. Intervenendo in particolare sugli strumenti e le modalità per il collocamento mirato, la legge delega se da un lato estende l’obbligo di assunzione delle persone con disabilità e la quota di riserva a tutti i datori di lavoro, dall’altro muta in modo considerevole il sistema del collocamento mirato e le modalità di scelta ed assunzione da parte dei datori di lavoro dei soggetti da assumere (art. 7, comma 1, legge 68/99).
"Una forma di discriminazione indiretta – spiega Virginio Massimo, presidente dell’associazione "Tutti, nessuno escluso" -, ma anche una palese violazione della Direttiva europea 2000/78/CE e dei principi generali di non discriminazione e pari opportunità nell’accesso al lavoro. Riteniamo che le nuove norme limitino il paritario accesso al lavoro per le categorie di persone con disabilità maggiori che sono inserite nelle liste di collocamento, essendo la modalità numerica di chiamata ormai del tutto eliminata. Se non troviamo ascolto, interverremo con il reclamo/ricorso previsto dal Trattato di funzionamento dell’Unione europea e raccoglieremo le adesioni il 26 novembre nel corso del nostro prossimo appuntamento".
"Un ritorno al passato – ha aggiunto Umberto Gianloreti, presidente della Consulta cittadina per la disabilità di Roma – che sconvolge la legge 68/99. L’avviamento al lavoro e l’inserimento al lavoro delle persone con disabilità non può essere lasciato alla libera scelta di imprenditori o Pubbliche amministrazioni. I più fragili non sono garantiti. E ancora oggi resta eluso il tema dei controlli che continuano a non esserci o ad essere insufficienti".
Tra le adesioni al sit in anche quello della Cgil. "Aderiamo e auspichiamo l’interesse del Governo e del parlamento sul tema della chiamata nominativa e numerica delle persone con disabilità- ha spiegato Nina Daita (Cgil Disabilità) -, poiché riteniamo che la chiamata numerica sia la miglior garanzia per le persone con disabilità grave". "La mera chiamata nominativa – ha aggiunto – non garantisce pari opportunità. L’inserimento torni mirato come ben enunciato dalla legge 68/99. Le associazioni hanno fatto bene a sollevare il problema".
Nel tentativo di avviare un nuovo dialogo con Governo e Parlamento e dopo l’apertura della Presidente del Camera Laura Boldrini che ha ascoltato in mattinata le istanze delle associazioni, è intervenuta anche la deputata Pd Ileana Argentin che, dal palco allestito per il sit in, non ha esitato a dare un contributo. "Dobbiamo garantire anche i gravi. C’è una grande paura tra le famiglie su chi sceglierà queste persone. Di nuovo si torna a parlare, sbagliando, di disabili produttivi e disabili improduttivi. La Commissione Lavoro riapra il dibattito e modifichi una norma magari inserendo una quota riservata per quelle forme di disabilità altrimenti incollocabili".
Fonte: Superabile.it
13/11/2015