Mamma di una bimba disabile: “Alla diagnosi non segua l’abbandono”

Mamma di una bimba disabile: “Alla diagnosi non segua l’abbandono”

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Sei su 10 sono donne che assistono genitori o il coniuge per 18 ore al giorno, il 66% ha lasciato il lavoro. Per loro alto rischio di povertà e di salute precaria. Tanti i giovani caregiver: 169 mila hanno tra 15 e 24 anni. Se ne parla a Exposanità, a Bologna dal 18 al 21 maggio

BOLOGNA – Sono sempre di più le famiglie che si fanno carico della cura di parenti bisognosi di assistenza. Se si guarda ai dati Inps, relativi alle richieste di congedo per l’accudimento di familiari sulla base della legge 104, si vede come in Italia si sia passati dagli oltre 218.700 permessi concessi del 2010 agli oltre 319.800 del 2014 (+46,2%). In particolare, nell’assistenza ad anziani, disabili, ammalati cronici e soggetti fragili che richiedono una presenza continuativa, il nostro servizio sanitario può contare sulla forza di oltre 3 milioni e 300 mila persone. Sono i caregiver famigliari, uomini ma soprattutto donne (63,4%), che senza alcuna retribuzione fanno dell’assistenza a padri e madri (49,6%) o al proprio coniuge/partner (34,1%) la propria professione, occupandosi di loro, in media, per circa 18 ore al giorno (7 di cura diretta e 11 di sorveglianza). In un anno i caregiver italiani prestano assistenza per oltre 7 miliardi di ore, che si traducono in un risparmio effettivo per il SSN, in aggiunta agli oltre 10 miliardi che le famiglie pagano annualmente per lavoro privato di cura e le cosiddette spese ‘out of pocket’ (spese sanitarie, farmaci, ausili/attrezzatura e così via) che hanno superato i 33 miliardi annui (fonte Censis, 2014).

Il tema sarà al centro del convegno "Caregiver familiare, risorsa chiave nell’integrazione sociosanitaria e nella cura a lungo termine" promosso dalla società cooperativa Anziani e non solo nell’ambito di Exposanità, la manifestazione dedicata ai temi della salute e dell’assistenza che si terrà a Bologna dal 18 al 21 maggio. Anziani e non solo da oltre 10 anni si batte per i diritti dei caregiver e che ha ispirato la Legge per il riconoscimento del caregiver familiare approvata dalla Regione Emilia-Romagna, che sta entrando nella fase attuativa (esempio sulla cui base sono stati presentati disegni di legge in 6 Regioni) e quella presentata a Montecitorio a fine marzo. In Emilia-Romagna le richieste di congedo sono passate da 23.768 del 2010 a 33.117 del 2014, con un aumento del 39,3 per cento. "I contenuti dei testi di legge hanno trovato il sostegno delle molteplici associazioni di volontariato, di patologie e delle organizzazioni europee come Eurocarers e Coface – ha commentato Loredana Ligabue, direttrice della cooperativa Anziani e non solo – Ora tocca alla politica fare i prossimi passi. Noi proseguiremo con impegno a dare sostegno a tutti quei parlamentari che hanno voluto o vorranno operare per dare risposte ai problemi quotidiani dei caregiver. Ma è essenziale, oltre al percorso legislativo, continuare l’azione di ascolto e confronto con i familiari, gli operatori professionali, i volontari, gli enti locali".

Perché serve una tutela legislativa? Questa necessità emerge dall’impatto sul lavoro che comporta l’assistenza quotidiana di un familiare. Dai dati risulta che più di 6 caregiver su 10 hanno dovuto abbandonare la propria occupazione, rimanendo fino a 10 anni fuori dal mercato del lavoro, il 10% circa ha chiesto il part-time o ha dovuto cambiare professione. La situazione poi diventa drammatica quando la perdita dello stipendio o la riduzione dello stesso ha ripercussioni sul reddito delle famiglie, già gravato dalle spese di cura, con un aumento del rischio di povertà. Altro fattore allarmante è la precarietà dello stato di salute di chi assiste familiari che hanno bisogno di cure continuative: l’eccessiva responsabilità, il forte carico emotivo e lo stress psicofisico a cui queste persone sono sottoposte ogni giorno può portare allo sviluppo di depressione, ansia, insonnia, perdita di difese immunitarie. "La tutela e il riconoscimento dei caregiver è tanto più importante quando questo ruolo è ricoperto da giovani e giovanissimi – ha affermato Marilena Pavarelli, project manager di Exposanità – L’intergenerazionalità del fenomeno è evidente dal dato che riguarda i giovani coinvolti. In Italia sono 169 mila i ragazzi tra 15 e 24 anni che si occupano quotidianamente di adulti e anziani: una fascia di popolazione fragile che deve assumersi responsabilità tali che rischiano di compromettere il loro progetto di vita".

Caregiver giovanissimi. Da una ricerca condotta dalla cooperativa Anziani e non solo in un istituto professionale di Carpi è emerso che il 21,9% degli studenti ricopre il ruolo di caregiver di un familiare adulto. Una situazione che ha conseguenze sul rendimento scolastico, sulle relazioni con i coetanei ed espone a rischio di malattie: se negli adulti che accudiscono i familiari bisognosi è stato riscontrato il doppio di probabilità di avere problemi di salute, si può arrivare fino al triplo quando si tratta di giovani tra i 18 e i 25 anni. "Benché siano situazioni difficili da gestire, specialmente se si è molto giovani, ci sono anche aspetti positivi – ha affermato Ligabue – Le ricerche riportano come l’autostima nelle proprie capacità e il senso di responsabilità e maturità dei giovani caregiver siano decisamente più alti che nei loro coetanei: i ragazzi sviluppano anche competenze tecniche e trasversali che possono essere impiegate in campo professionale. Il riconoscimento dell’attività di chi presta assistenza – ha concluso Ligabue – ha come obiettivo la valorizzazione delle abilità acquisite dai giovani caregiver che verrebbero supportati nell’entrata nel mercato del lavoro con crediti formativi e percorsi mirati".

Fonte: Superabile.it

22/04/2016