PESCARA. La scure dei tagli ai servizi sociali ha portato, in due anni, a una diminuzione di 300 mila euro di finanziamenti destinati alle associazioni di volontariato. A snocciolare i numeri dell’emergenza e a raccontare la parabola discendente che ha portato al taglio delle risorse destinate alle fasce più deboli della popolazione e alla diminuzione dei servizi alla persona, è l’assessore provinciale alle Politiche sociali Valter Cozzi. «Quando sono stato eletto», sottolinea, «ho trovato sulla mia scrivania un lungo elenco di fondi destinati ad associazioni e onlus che operano sul territorio. Complessivamente, le risorse per il sociale ammontavano a 300 mila euro. Adesso, quella lista è vuota e la quota destinata ai bandi provinciali è pari a zero. In appena due anni, è cambiato il mondo». La decurtazione delle risorse nella città di Pescara è il riflesso della forbice dei tagli decisa a tavolino all’Emiciclo, in risposta a una politica nazionale che negli ultimi mesi ha raschiato sempre di più la quota dei finanziamenti destinati alle politiche sociali. A farne le spese è il meccanismo dell’assistenza territoriale, che in tempo di crisi economica sta rischiando il corto circuito. Le onlus distribuite in città galleggiano a fatica, le ore di assistenza specialistica e domiciliare o si riducono oppure vanno avanti a colpi di proroghe mensili o trimestrali. Gli stessi operatori che gestiscono i servizi denunciano ritardi nell’erogazione degli stipendi. «Siamo di fronte a un continuo stato di emergenza», insiste Valter Cozzi, «i fondi a disposizione di Comune, Provincia e Regione sono sempre meno. Rispetto al 2010, i piani sociali di zona sono stati ridotti del 53 per cento. Ai tagli lineari si sommano i disservizi quotidiani con cui devono fare i conti le categorie più deboli». Complessivamente, la Provincia di Pescara paga ogni anno un milione e 400 mila euro per garantire i servizi di assistenza e trasporto per i disabili. Fino a qualche anno fa, era la Regione Abruzzo, con un cofinanziamento del 50 per cento, a soccorrere l’ente provinciale e a garantire la continuità di una serie di servizi territoriali. «Adesso quella stessa quota», denuncia l’assessore Cozzi, «si aggira intorno al 17 per cento. La mia non è una polemica nei confronti del governo regionale, ma una constatazione di come le politiche sociali siano diventate una voce secondaria nell’agenda parlamentare italiana. Invece di tagliare gli sprechi, qui si finisce per penalizzare le categorie a rischio, con gravi ripercussioni per le famiglie con disabili a carico. Da assessore non posso più organizzare iniziative, ma devo soltanto rimboccarmi le maniche per garantire i servizi essenziali di base».
di Ylenia Gifuni
Fonte: Ilcentro.gelocal.it
02/08/2011