LIVORNO. «Quello che è accaduto per noi è stupefacente – spiega il papà di Alessia – e non ci riferiamo soltanto al saggio. Quando Alessia ha ballato, come tutte le altre ballerine davanti ad una sala gremita di persone, senza battere ciglio, ma soprattutto il cambiamento che abbiamo visto in nostra figlia durante i nove mesi in cui ha frequentato le lezioni di danza».
E il miracolo è davvero accaduto perché Alessia, affetta da autismo, si è impegnata con costanza, e alla fine ha ballato sul palco come le altre ballerine. La danza, una passione nata vedendo ballare la sorellina e poi espressa ai genitori, era la motivazione a cui bisognava aggrapparsi per darle la possibilità di crescere imparando nuovi schemi comportamentali e regole, per aiutarla ad affrontare il delicato momento della trasformazione da bambina a donna. Così nasce il Progetto Farfalla e la ricerca dei genitori e di Fabio Franciosi, coordinatore dei progetti psicoeducativi dell’associazione onlus Autismo Livorno, di un’insegnante di danza che, affiancata da Beatrice Fioriti, operatrice della disabilità, potesse insegnare ad Alessia a diventare una ballerina, ma non solo. «Il Progetto Farfalla, nato su richiesta della famiglia di Alessia – spiega Franciosi – è un progetto psicoeducativo che ci ha permesso sfruttando la motivazione di Alessia alla musica e alla danza di farle apprendere delle abilità di gestione autonome, come vestirsi, spogliarsi, farsi la doccia, lavarsi, rispettare i tempi della lezione, e anche di migliorare i tempi di concentrazione, difficoltà comune a tutte le persone affette da autismo».
L’idea era anche quello di costituire un progetto di donne tra donne, considerando anche l’età di Alessia 11 anni e la sua fase evolutiva prossima allo sviluppo ormonale, ottenendo grandi risultati. «Alessia qui non ha fatto terapia, ma la sua ora di danza come tante altre bambine. Questo ha permesso a me e a Patrizia di insegnarle a pettinarsi, a lavarsi, a prendersi cura del suo corpo di giovane donna. Il saggio non era il nostro scopo finale, ma vedendo che Alessia continuava a migliorare e capendo che ci teneva molto lo abbiamo affrontato insieme. Il traguardo però è stato quello di essere stata in grado di affrontare un’attività come tante altre bambine e questo credo le abbia dato un grande senso di autorealizzazione», spiega Beatrice Fioriti. «Con Alessia prosegue – mi sono limitata a fare quello che faccio con tutti gli altri bambini. Quando mi è stato proposto di diventare la sua maestra di danza, ho accettato con entusiasmo».
«Non avevo mai avuto esperienza con il mondo della disabilità -spiega Patrizia Vennero, Insegnante di danza -, ma insegno ai bambini a ballare da 25 anni e affiancata dall’educatrice Beatrice abbiamo affrontato le difficoltà come i tempi di concentrazione, che poi si sono notevolmente allungati. Ma i miglioramenti ci sono stati anche dal punto di vista fisico, come per la muscolatura e la postura oltre che per l’attenzione». Soddisfatti i genitori di Alessia. «Abbiamo lavorato molto con Alessia per trovare un modo di avvicinare il suo mondo al nostro. La nostra bambina sta anche diventando grande e per noi era importante farle conoscere il mondo delle donne, la danza è stata anche questo. Dall’autismo non si può guarire, ma si può far convivere un autistico nel nostro mondo, quello dei normodotati e questo è il nostro obiettivo. Per fare questo bisogna imparare certe regole e come genitori il nostro scopo è mettere Alessia in grado di apprenderle per applicarle poi in diversi contesti, e questo percorso nella danza ha reso possibile farle fare un passo verso di noi».
di Azzurra Biagi
Fonte: Il Tirreno
16/08/2011