Le malattie del cervelletto

Le malattie del cervelletto

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Un cittadino racconta la disavventura di una famiglia con due genitori ultra65enni e una figlia su sedia a ruote all’interno dei percorsi della metro collinare napoletana: rampe di scale, tornelli di ingresso, assenza totale di assistenza. La denuncia: "La civiltà di un popolo si misura nel non negare i più elementari diritti civili soprattutto ai più sfortunati"

NAPOLI – Gentile redazione, mi è capitato un episodio che mi ha turbato moralmente, lasciandomi arrabbiato e impotente. Non sono un disabile, né ho familiari o amici disabili, ma ciò non mi esime, da semplice cittadino, dal denunciare un episodio che mi ha lasciato davvero sdegnato. Spiego brevemente il fatto: sabato 24 settembre dovevo spostarmi per lavoro dal Vomero, dove abito, a Mergellina: da buon cittadino non prendo la macchina ma la metro collinare e scendo a piazza Cavour per la coincidenza con la M2. Per errore (ma nella vita credo che le cose non capitino a caso), salgo verso l’uscita invece di continuare per il percorso verso la M2. Qui due persone, marito e moglie apparentemente ultrasessantenni, con una ragazza di circa 20-25 anni disabile su una sedia a rotelle, mi chiedono se avessi potuto accompagnarli alla M2 per Piazza Garibaldi.

Prendiamo l’ascensore e all’uscita cominciano i primi problemi: ci sono altre due rampe di scale da scendere. Superato a fatica l’ostacolo e dopo aver percorso il lungo tragitto sotterraneo che porta alla M2, ci troviamo davanti ai passaggi dove si obliterano i biglietti, troppo stretti per una carrozzina per disabile. "Ovviamente" il gabbiotto, dove avrebbe dovuto esserci un addetto al controllo, era desolatamente vuoto, chiuso con tutti i monitor accesi. Riusciamo a passare forzando le ruote della carrozzina, ma poco dopo troviamo altre due rampe di scale. Che fare? Oramai avevo adottato quella famiglia e scendo con loro e li aiuto salire sul treno che andava nella direzione opposta alla mia. Del resto, come avrebbero fatto a salire sul treno da soli? Finalmente arrivati a piazza Garibaldi, come un miraggio, vediamo due vigilanti a cui chiedo come sarebbero potuti salire i signori. La risposta? "Con la scala mobile". Evito di raccontare la mia reazione.

Mi chiedo: in una città che vuole riemergere in tutti i settori, con manifestazioni di arte e cultura, con importanti eventi sportivi, con la sensibilizzazione sull’opinione pubblica per quel poco di verde che ci rimane, perché ignoriamo l’inferno quotidiano di queste persone, già provate così duramente dalla vita? La civiltà di un popolo si misura nel non negare i più elementari diritti civili soprattutto ai più sfortunati.

di Vittorio Cappiello

Fonte: superabile.it

27/09/2011