ROMA – «Stralciare la riforma dell’ assistenza da quella fiscale» e istituire «un tavolo tra ministero del Welfare e associazioni per conciliare le esigenze di risparmio con le esigenze dei disabili».
Tommaso Daniele è lo storico presidente dell’ Unione italiana ciechi. L’ indennità di accompagnamento, prevista dal 1974, è stata anche una sua vittoria, ma ora vede il rischio che «la fredda logica dei numeri calpesti la dignità di 15 mila non vedenti che lavorano». Per questo in una lettera ha chiesto ai parlamentari di intervenire sul disegno di legge delega fiscale e assistenziale.
Cosa la preoccupa? «Già le due manovre di quest’ estate ci colpiscono con i tagli delle detrazioni e delle deduzioni, che finora ci hanno permesso di scaricare le spese per il cane guida e per la macchina. Poi ci sono i tagli lineari al fondo sociale, alla non autosufficienza, al fondo per l’ occupazione dei disabili.
Ma non è finita qui, perché con il disegno di delega per la riforma fiscale e assistenziale si rischia di assoggettare l’ indennità di accompagnamento al reddito, che colpirebbe i disabili che lavorano facendone degli assistiti e non dei cittadini».
Di questo ha scritto ai parlamentari? «Sì, e ci aspettiamo di essere convocati. L’ accompagnamento commisurato al reddito è una misura impopolare, impolitica, iniqua. Si dimentica che è anche un risarcimento per la minorazione e non può essere legato a un bilancio. Eppure quando c’ è da tagliare ci si ricorda dei disabili, perché il governo è forte con i deboli e debole con i forti. È stato così anche con i controlli sui falsi invalidi. Si è fatta una campagna denigratoria e anche i veri invalidi ci hanno rimesso dignità».
L’anno scorso ha portato un migliaio di disabili in piazza, davanti a Montecitorio. Potrebbe fare lo stesso? «Non siamo molto fiduciosi, perché il ministro dell’ Economia con i suoi diktat vuole fare cassa espropriando il ministro che ha la competenza in materia, che è Sacconi. Vogliamo un tavolo per stabilire finalmente per legge i livelli minimi di assistenza, di cui si parla da anni. Siamo disposti a venire incontro al governo, ma per avere servizi migliori, non per risparmiare. Per fare cassa c’ è un’ unica soluzione: colpire i capitali scudati con un’ altra tassa del 5%».
Di Giacomo Melania
Fonte: Disablog.it
10/10/2011