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Il sociale è in ginocchio: in tre anni i fondi statali del settore sono stati ridotti dell’80%. Il fondo per le politiche sociali è sceso dai 929 milioni del 2008 a 273 milioni, quello per le politiche sociali è sceso dai 929 milioni del 2008 a 273 milioni. Le risorse per la famiglia sono passate da 346 milioni a 51. È quanto emerge dell’ultima ricerca del Centro studi Sic Sanità in cifre di FederAnziani.

ROMA – Il sociale in Italia è in ginocchio. È quanto emerge dell’ultima ricerca del Centro studi Sic Sanità in cifre di FederAnziani, che ha messo sotto la lente d’ingrandimento quanto accaduto negli ultimi anni al settore. Questo ha visto le proprie risorse ridursi progressivamente con le ultime manovre, fino alla correttiva di luglio, che in tre anni hanno ridotto dell’80% i fondi statali del settore. Il fondo per le politiche sociali è sceso dai 929 milioni del 2008 a 273 milioni. Le risorse per la famiglia sono passate da 346 milioni a 51, quelle per le politiche giovanili da 137 milioni a 12, mentre il fondo per l’affitto da 205 milioni è stato progressivamente ridotto fino ai 32 milioni di quest’anno. I finanziamenti per l’infanzia, l’inclusione degli immigrati e, soprattutto, per la non autosufficienza sono stati addirittura azzerati. Complessivamente la spesa statale sociale è scesa da 2,5 miliardi a poco più di 500 milioni all’anno. Alla luce di tali dati FederAnziani fa appello al presidente del Consiglio Mario Monti affinchè dia un concreto sostegno alla non autosufficienza, prima causa di impoverimento in Italia dopo la perdita del lavoro, che interessa circa 2 milioni di famiglie. "Proponiamo l’istituzione, presso l’Inps, di un nuovo Fondo per la non autosufficienza- dichiara Roberto Messina, Presidente di FederAnziani- che sostituisca quello per l’indennità di accompagnamento, e la creazione di buoni servizio che le famiglie possano utilizzare per le spese di assistenza personale e a domicilio o quota Rsa nell’ambito di progetti di sostegno all’autonomia ed al nucleo familiare. Le Regioni ne regolerebbero l’utilizzazione e le modalità di rendicontazione, definendo i criteri di autorizzazione e di accreditamento di organismi e strutture che erogano le prestazioni, nonchè i requisiti professionali di operatori ed assistenti familiari. Gli utenti o le famiglie sceglierebbero gli operatori nell’ambito dei soggetti accreditati o fra gli operatori iscritti ad appositi albi tenuti dai comuni".

Questa soluzione, continua la nota, "lascerebbe libertà di scelta alla famiglia, che potrebbe individuare così la soluzione più adatta alle proprie esigenze, portando al tempo stesso preziose risorse nelle casse dei servizi locali. Non ultima tra le conseguenze di una simile misura, l’emersione del lavoro nero tanto diffuso nei servizi di cura alla persona". Gli emolumenti per i soggetti fino a 65 anni dovrebbero essere a carico dello Stato, mentre quelli relativi agli over 65 potrebbero essere finanziati attraverso un’assicurazione obbligatoria pubblica a carico di lavoratori ed imprese. Secondo il centro studi Sic Sanità in cifre gli effetti sulla spesa pubblica di un sistema così articolato sarebbero decisamente positivi, portando a un risparmio di 14,5 miliardi di euro in termini di minori oneri e maggiori entrate. Il nuovo sistema determinerebbe minori spese dei comuni per servizi domiciliari e quote sociali RSA pari a circa 1,5 miliardi di euro, maggiori entrate fiscali e contributive per la regolarizzazione di 500 mila badanti, stimabili in 1,5 miliardi; altri 3,5 miliardi potrebbero essere risparmiati sul fronte della riduzione dei ricoveri impropri, mentre dai minori costi di gestione INPS deriverebbe un risparmio di 7,5 miliardi. Il resto, ovvero 0,5 miliardi, si otterrebbe dal recupero dei permessi parentali. "Gli anziani, cui il governo guidato da Mario Monti chiede in questa difficile fase sacrifici pesanti, sono pronti a fare la loro parte, ma in cambio serve la garanzia di un impegno concreto verso l’equità- conclude Messina- Ed è urgente partire dalla non autosufficienza, priorità per due milioni di famiglie ma fino a questo momento per nessuno dei politici che pure dovrebbero curarne gli interessi. Auspicando che il Presidente del Consiglio voglia approfondire la nostra proposta, il nostro centro studi Sic Sanità in cifre è a sua completa disposizione".

Fonte: SuperAbile.it

09/12/2011