Il presidente della Fish alla presentazione di SuperAbile.it sottolinea le conseguenze della campagna contro i falsi invalidi: "Siamo una minoranza poco tutelata". Pagano (Fand): "Portale Inail è presidio di buona informazione"
ROMA. “Siamo stati etichettati per anni come “falsi invalidi”, come degli “usurpatori”, degli “scrocconi” di cui doversi liberare per poter risparmiare denaro: una campagna mediatica che ha avuto come risultato quello di far apparire le persone con disabilità come dei “privilegiati”. A sottolinearlo nel corso della presentazione delle novità del portale dell’Inail dedicato alla disabilità, SuperAbile.it, è il presidente della Federazione italiana superamento handicap Pietro Barbieri.
Barbieri individua le principali “bocche di fuoco” di questa campagna i due ex ministri all’Economia e al Lavoro e l’attuale presidente dell’Inps, il quale – dice con riferimento alle recenti dichiarazioni di Mastrapasqua sui controlli relativi all’invalidità – “dopo anni di falsi invalidi afferma ora che falsi invalidi non ce ne sono più: ci sono i miracolati”, quanti cioè hanno visto ridursi la percentuale riconosciuta al di sotto della soglia minima per ottenere le provvidenze previste dalla legge. Non stupisce dunque che l’indagine compiuta dall’Unar fra le giovani generazioni abbia rilevato come le persone con disabilità, nell’immaginario collettivo, sia percepite come dei “privilegiati”. E fa notare come di fronte all’atteggiamento dell’Inps “non certo io personalmente o le nostre associazioni, ma le singole persone, i singoli familiari, si sentono succubi e in difficoltà”. Barbieri, su questa scia, sottolinea l’importanza della comunicazione come “rappresentazione del mondo che viviamo”, afferma che “le persone con disabilità sono una minoranza scarsamente tutelata” e giudica l’esperienza di SuperAbile “un presidio” utile per “contrastare la potente macchina della comunicazione” di fuoco. Con un invito ad “accrescere l’autorevolezza delle fonti”. E guardando al futuro, ricorda anche il passato, con una citazione per chi, dieci anni, ebbe un ruolo cruciale nell’ideazione di SuperAbile: Franco Bomprezzi.
La presenza positiva di SuperAbile viene sottolineata anche dal presidente della Fand, Giovanni Pagano, che ne sottolinea la prontezza a rendere conto delle opinioni delle associazioni sull’attualità, ad iniziare proprio dal rapporto con l’Inps, un “grande istituto che ha imboccato la strada sbagliata per correggere degli errori che potevano essere corretti in modo diverso e soprattutto con un’etica diversa”. Oggetto del contendere sono i controlli sulle pensioni di invalidità: “Non ci opponiamo ai controlli – specifica – ma al modo in cui vengono svolti”. Con un’annotazione anche sugli ausili: “C’è gente improvvisata che fa fornitura di presidi ortopedici – denuncia – e sarebbe essenziale una presenza capillare sul territorio dell’Inail, affiancando altre realtà a quella storica di Vigorso di Budrio”. Un percorso che l’Istituto ha avviato e che darà i propri risultati nel futuro prossimo.
Nel corso della tavola rotonda, riflessioni sulla comunicazione anche sul versante sportivo, con i passi avanti dello sport paralimpico, ormai sbarcato con una propria impronta nei palinsesti televisivi (Paralimpiadi in diretta su Rai e Sky): “Atleti che – dice Fernando Mascanzoni, Cip – non hanno niente da invidiare a tutti agli atleti olimpici”. E se Marinella De Maffutiis (Anmil) sottolinea l’importanza degli aspetti “al femminile”, con il gran numero di infortuni sul lavoro che coinvolgono donne e la necessità di una consulenza e un’informazione che sia comprensibile ad una fetta di popolazione che ha limitati livelli di scolarizzazione, almeno secondo i dati ufficiali, il direttore comunicazione Inail Matteo Mauri invita a sviluppare nuove sinergie per continuare nel lavoro di informazione lanciata da SuperAbile: “Non accontentarsi – dice – ma prendere nuovi spunti per partire nuovamente”. “Tutto è superabile”, afferma infine Andrea Venuto riprendendo lo slogan della giornata e sottolineando il ruolo di SuperAbile nel dare lavoro, non come “opportunità” ma come “scelta”: “Come persona disabile io lavoro per poter guadagnare e vivere, non per hobby: e mi piace essere ascoltato non perché sono disabile, ma perché ho qualcosa da dire”.
Fonte: Redattore Sociale
23/02/2012