ROMA. Esiste una “via italiana” all’inclusione scolastica, modello di riferimento in Europa e soggetta, in questo momento, a revisione e adeguamento alle mutate condizioni sociali: è quanto ha ribadito oggi il ministro dell’istruzione Profumo in occasione del seminario nazionale dedicato a questa tematica. “In Italia l’integrazione scolastica degli alunni con disabilità ha ormai una lunga storia”, ha scritto in un messaggio il ministro, assente per impegni in Senato e al governo, il quale ha ringraziato “i componenti dell’Osservatorio nazionale permanente per l’integrazione degli alunni con disabilità, che ho incontrato nello scorso mese di maggio”.
Nonostante la grande positività del modello italiano, tuttavia permangono delle “criticità, alle quali – spiega il ministro – cerchiamo oggi di dare risposta con un provvedimento che, da una parte, ha l’obiettivo di rafforzare l’organizzazione territoriale del Miur per l’inclusione scolastica, dall’altro affronta il tema dei Bisogni educativi speciali (Bes), ossia di una vasta gamma di problematicità che non rientrano nella legge 104 né nella 170/2010. In questo senso – ha precisato il ministro – ogni alunno, con continuità o per determinati periodi, può manifestare bisogni educativi speciali, rispetto ai quali è necessario che le scuole offrano adeguata e personalizzata risposta”. In questo quadro, dunque, occorre un ripensamento del modello di inclusione, che non rivolga più soltanto agli alunni con disabilità “codificate”, come ha spiegato poi Raffaele Ciambrone (Ufficio disabilità del Miur). “Sono circa 500 mila – ha riferito Ciambrone – gli alunni con bisogni speciali che non rientrano né nella legge 104, né nella 170: stiamo parlando di ragazzi con disturbi del comportamento o dell’attenzione, con ritardi linguistici o sindrome di Asperger e di tutti i ragazzi con un quoziente intellettivo tra 70 e 85, cioè appena sopra il limite previsto dalla normativa per l’assegnazione del sostegno. La nuova direttiva – ha detto ancora Ciambrone – prevede che a tutti questi siano riconosciute le stesse misure dispensative e compensative e la stessa didattica inclusiva e personalizzata già prevista per gli alunni con disabilità certificata”. A proposito di classificazioni, poi, “è prevista per gennaio l’emanazione delle linee guida sugli Icf Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute, ndr) – ha annunciato Ciambrone – che dovrebbe dare uniformità al percorso diagnostico e certificatorio su tutto il territorio nazionale, visto che ora esistono notevoli discrepanze”.
In presenza di un contesto così complesso e variegato, Andrea Canevaro, professore dell’Università di Bologna e presidente onorario della Sipes (Società italiana di Pedagogia speciale), ha suggerito il superamento del tradizionale “sostegno individuale” e il passaggio a un “sostegno di prossimità”, in cui non si promuova tanto lo “specialismo esclusivo”, quanto la tessitura di “relazioni tra professionalità competenti e il contorno sociale non competente che con il soggetto ha maggiore intensità di rapporti: non propongo di eliminare il sostegno – ha precisato – ma di perfezionarlo, rendendolo evolutivo”.
Fonte: Redattore Sociale.it
10/12/2012