BERGAMO. Dopo aver percorso la città in bici con il sindaco Franco Tentorio, in auto con il presidente Aci Mario Caffi, in scooter con l’avvocato Ettore Tacchini, coi mezzi pubblici con Gianbattista Scarfone, direttore generale Atb mobilità e a piedi con il campione italiano nella maratona Migidio Bourifa, è con Giovanni Manzoni, presidente dell’Associazione invalidi civili di Bergamo che concludiamo il nostro viaggio. La prospettiva? Quella di una persona con disabilità, per verificare la presenza o meno di barriere che limitino o ostacolino la sua indipendenza.
Partiamo dalle Poste centrali in via Locatelli, accompagnati, anche da Samuela Langé, in sedia a rotelle. Per poter accedere alle poste una persona su una carrozzina deve usare l’elevatore presente, che può essere attivato solo dai dipendenti. Suoniamo il campanello per farne richiesta, dopo qualche minuto appare una signora, che rientra per chiedere al collega di recuperare le chiavi per farlo partire. A dire il vero, l’elevatore è molto arrugginito e il nostro dubbio è che non sia proprio utilizzato o che sia addirittura guasto, dubbio che ci viene confermato poco dopo: «Mi dispiace – dice un dipendente delle Poste –, è rotto. Abbiamo segnalato da mesi questa situazione, ci vergogniamo anche noi quando succede una cosa del genere». Ci spiega che, in caso di necessità, fanno entrare le persone dalla porta sul retro, che si trova in via Matris Domini, dove è presente un ascensore. Si tratta in realtà di un’operazione dettata dalla sensibilità dei dipendenti: l’unico ingresso pubblico è infatti quello di via Locatelli.
Proseguiamo il nostro percorso verso la stazione delle Autolinee. Qui ci imbattiamo nelle barriere strutturali: infatti le pensiline non hanno scivolo; ciò significa che bisogna per forza essere aiutati da qualcuno. Ci spostiamo verso l’Urban center, alla pensilina dell’Atb della linea 8, dove c’è un autobus in partenza. L’autista apre le porte e scende per preparare la pedana: «Ormai non ci sono più quelle elettriche – ci spiega – sono tutte manuali» e aiuta Samuela a salire. Nonostante la pedana, infatti, se una persona con disabilità non ha la forza sufficiente per salire da sola sul mezzo pubblico o non è su una carrozzina elettrica, deve affidarsi alla solidarietà degli altri passeggeri o dello stesso autista. «Ma una persona non autosufficiente – sottolinea Manzoni – non può sempre contare sulla buona volontà del personale. Il pubblico non può contare sul volontariato: i primi a dare una mano dovrebbero essere proprio le istituzioni». Una nota positiva però c’è: «Due anni fa non si vedevano molti autobus dotati di pedana – continua Manzoni –: ora ce ne sono molti di più».
Ci dirigiamo poi alla stazione dei treni. «Per spostarsi con i mezzi pubblici – prosegue Manzoni – bisogna prepararsi un programma settimanale. Per gli autobus, chiedono di avvisare ventiquattr’ore prima, mentre per i treni il tempo può anche raddoppiare. Ma se ci sono emergenze? Come si può fare?». Il marciapiede è senza scivolo quindi per entrare Samuela deve essere nuovamente sollevata da qualcuno e all’interno non ci sono ascensori; l’unico binario da cui si può partire, raggiungibile senza ostacoli, è il primo. «Sicuramente rispetto a prima – conclude Manzoni – ora si comincia a discutere di più di queste problematiche, ma manca ancora una mentalità che parta dagli stessi progettisti, per creare edifici e percorsi a misura d’uomo. Non penso solo alle persone in carrozzina, ma anche agli anziani o alle mamme con i passeggini». Per quanto riguarda la stazione ferroviaria, il restyling ha preso il via a fine ottobre. Il progetto, oltre alla costruzione di una nuova biglietteria, bar ed edicola, prevede l’inserimento di tre ascensori e una serie di percorsi all’interno dello scalo creati per gli ipovedenti: il tutto rientra proprio nel piano di abbattimento delle barriere architettoniche.
di Giada Frana
L’eco di Bergamo
27/12/2012