Nel 2008 la spesa sanitaria ha raggiunto un importo di circa 148 miliardi, 790 milioni le consulenze. Il quadro complessivo tracciato nella relazione finale della Commissione d’inchiesta sul Servizio sanitario nazionale: dalla disabilità alle cure oncologiche fino all’assistenza agli anziani, passando per gli Opg. Operatori senza fiducia nel futuro
ROMA – Dalla salute mentale alle cure oncologiche, l’Italia è un Paese in cui la sanità nelle regioni viaggia su binari diversi e a rallentarne la corsa è anche il sistema delle consulenze esterne. È questo il quadro complessivo tracciato dalla relazione conclusiva della Commissione d’inchiesta sul Servizio sanitario nazionale presentata ieri in Senato dal presidente Ignazio Marino. Con 191 sedute plenarie, 88 riunioni dell’ufficio di presidenza e 57 sopralluoghi, gran parte dei quali effettuati a sorpresa, in nove inchieste la Commissione ha tracciato un bilancio non proprio positivo di quella che è la sanità in Italia dalla salute mentale alle persone affette da gravi forme di disabilità, dalle cure oncologiche fino all’assistenza prestata nelle strutture socio-sanitarie per il ricovero e l’assistenza degli anziani oppure l’implementazione della terapia del dolore. "C’è una evidente povertà di risorse umane e tecnologiche – ha affermato Marino -. È chiaro che anche nei luoghi del disagio più estremo, come gli Ospedali psichiatrici giudiziari, la sensazione è che la carenza di servizi è direttamente proporzionale alla carenza di risorse, sia strutturali, sia tecnologiche che umane".
Tra i risultati che la Commissione è riuscita a raggiungere in questi anni "vi è certamente la legge sugli ospedali psichiatrici giudiziari – ha spiegato Marino – che ha consentito di fissare una data limite dopo la quale non sarà più possibile inviare nessuno nelle strutture che abbiamo visitato e di cui abbiamo denunciato il degrado. Abbiamo ottenuto un risultato anche nell’inchiesta dedicata alla morte di Stefano Cucchi, ottenendo dal ministero della Giustizia un cambiamento per tutte le strutture ospedaliere protette italiane, e cioè che prevalga la logica dell’assistenza su quella del carcere". Ma il lavoro della Commissione ha messo anche in evidenza grandi differenze tra regione e regione rispetto alle cure. "Con la scuola superiore S. Anna di Pisa abbiamo condotto un’indagine sui percorsi clinici in oncologia e sulla salute mentale in otto regioni, tra Nord e Sud – ha spiegato Marino -, in Lombardia, Emilia Romagna, Lazio, Molise, Toscana, Umbria, Campania e Calabria. Le differenze di offerta di cure sono addirittura molto grandi all’interno della stessa regione. Ad esempio, la risposta per un paziente che abbia un problema di salute mentale in una regione come la Calabria varia dal 19 per mille al 40 per mille di persone che trovano assistenza in un dipartimento di salute mentale". Differenze importanti anche nel settore dell’oncologia. "Abbiamo studiato il percorso che segue una persona colpita da cancro della mammella. La radioterapia entro sei mesi dopo un intervento conservativo avviene nel 5 per cento dei casi nel Molise, in Emilia Romagna nel 55 per cento".
Se la penuria di risorse penalizza la sanità pubblica, la Commissione guarda con preoccupazione al proliferare di consulenze esterne nel settore sanitario che costituiscono uno "spreco di fondi imperdonabile", ancor più in tempi di crisi economica. "È stato accertato che nel 2008 la spesa sanitaria ha raggiunto un importo di circa 148 miliardi – spiega la relazione -, rispetto ai quali le consulenze ammontano a 790 milioni, pari a circa lo 0,5 per cento della spesa sanitaria complessiva". "Una cifra inaccettabile – ha aggiunto Marino – se pensiamo che gli ultimi ticket sono stati introdotti in Italia per rastrellare una cifra pari a 850 milioni di euro". Le fattispecie più ricorrenti, ha aggiunto Marino, sono "l’illegittimo conferimento di incarichi libero-professionali, illegittimi affidamenti di incarichi per attività di consulenza in materia contabile e tributaria, ingiustificate proroghe di contratti di consulenza, mancata attuazione di procedure selettive nella scelta dei consulenti, il ricorso al consulenze anche in presenza di professionalità interne all’Azienda".
Preoccupa infine la mancanza di fiducia nel futuro tra gli operatori. "In molti luoghi e tra molti operatori sanitari si è persa la speranza che ci possa essere una verifica basata sul merito e sul metodo scientifico – ha spiegato Marino -. La sensazione è che questo obiettivo non solo non esista, ma non sia neanche raggiungibile. Se questi strumenti vengono utilizzati le situazioni migliorano, le buone pratiche aumentano e ce lo hanno anche detto". Per Marino, "serve una valutazione e una verifica dei risultati nel nostro Paese non solo affidata al lavoro diligente dei corpi dei Nas o delle commissioni d’inchiesta, ma con una struttura nazionale che verifichi costantemente nel tempo i risultati delle cure e abbia autorità di poter chiudere quei luoghi dove non c’è efficienza e stimolare e migliorare quei luoghi, anche supportandoli tecnicamente, dove si lavora meglio".
Fonte: Superabile.it
09/02/2013