Lotta all’Alzheimer: Mirella e l’amore per il marito negli scatti di Fausto Podavini

Lotta all’Alzheimer: Mirella e l’amore per il marito negli scatti di Fausto Podavini

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Un’autobiografia leggera e senza pretese di un programmatore informatico con tetraparesi spastica. È il libro di Carlo Venturelli che mostra tutta la sua ironia e il suo attivismo da provocatore che sfida il buonismo e i cliché sulla disabilità. Uno stimolo a non arrendersi

BOLOGNA – Mi sono sempre chiesto quanto fosse alto il celebre colle bolognese che ospita il santuario di San Luca, con il suo porticato uno degli storici simboli della città, una salita così ripida tanto da far invidia al passo del Pordoi… A darmi i numeri ci ha pensato Carlo Venturelli, programmatore informatico con tetraparesi spastica, che, non per pellegrinaggio ma per sfida, ha affrontato i tornanti del colle fino a toccarne la cima.

Quest’impresa, insieme alle piccole battaglie e conquiste della sua quotidianità, Carlo ce le racconta in un libro "Uno barra ventiquattro", un’autobiografia leggera e senza pretese sulla vita di una persona disabile qualsiasi, a partire dalle difficoltà di tutti i giorni fino a riflettere su grandi temi d’attualità come l’eutanasia e il rapporto tra Chiesa, Stato e disabilità. E’ un paradosso ma Carlo ama definirsi "un uomo con i piedi ben piantati per terra" e io, che lo conosco dai tempi delle scuole speciali, posso confermarlo.

Carlo ha sempre rifiutato i sensazionalismi, riconoscendosi piuttosto in conquiste semplici e comuni come il conseguimento della Laurea in Scienze Politiche, il matrimonio e la successiva apertura di un’agenzia pubblicitaria insieme agli amici dell’Università. "Una barra ventiquattro" è la testimonianza di quest’impegno, una vittoria concreta come i 289 metri raggiunti spingendo su quelle impervie pendenze la sua carrozzina.

Nelle settantadue pagine del suo libro Carlo ci mostra tutta la sua ironia e il suo attivismo da provocatore. Provocatore che sfida il buonismo e i cliché sulla disabilità. Uno stimolo a non arrendersi. Perché, per cambiare la prospettiva del mondo, è necessario rischiare.
Un altro nostro illustre concittadino, l’eterno ragazzo, direbbe che solo uno su mille riesce. E’ proprio vero Gianni la salita è dura, ma con coraggio e determinazione tutti possono scalare le montagne. Non solo uno su mille. E voi, quali "montagne" avete domato? Scrivete a
claudio@accaparlante.it o sulla mia pagina facebook.

Fonte:Superabile.it

14/02/2013