Il ragazzo ha la distrofia di Duchenne. Ostacoli anche per andare in palestra, assenza di montascale, mancanza di servizi igienici adeguati. A mettere in luce problemi come questi è dedicata la IX Giornata nazionale Uildm
ROMA – Simone è un ragazzo di 14 anni, costretto in carrozzina a causa di una patologia genetica degenerativa, la distrofia muscolare di Duchenne, che indebolisce progressivamente i muscoli fino a rendere completamente immobile la persona. Frequenta il primo anno dell’istituto tecnico commerciale "G. da Verrazzano", a Cinecittà, dove si trova molto bene: lì ci sono i suoi amici di infanzia, i professori lo stimano e si sente perfettamente integrato, riuscendo a divertirsi con i compagni e a seguire le lezioni.
Un solo grande ostacolo è costituito dall’ingresso nell’edificio dove una rampa di 7 gradini impedisce a Simone l’accesso nell’istituto dall’ingresso principale costringendolo ad entrare dal cancello secondario. Soluzione che, come afferma la madre, è inaccettabile perché non solo discrimina il figlio ma crea anche disagio ai dipendenti scolastici che devono "ricordarsi" di aprire il cancello secondario. Addirittura – racconta sempre la madre – una volta durante l’occupazione della scuola Simone è rimasto 20 minuti sotto la pioggia perché nel caos non si trovavano più le chiavi. Per evitare il rischio di simili inconvenienti la scuola aveva affidato a Simone le chiavi del cancello secondario per entrare autonomamente, ma questa operazione risulta ormai difficile a causa della debolezza muscolare che, interessando anche le braccia, gli impedisce di muoverle agevolmente per aprire.
Le difficoltà riguardano poi anche i percorsi all’interno dell’edificio scolastico: la palestra, per esempio, è ubicata nel seminterrato per cui, in assenza di montascale o altro, Simone per potervi accedere deve uscire dall’edificio, passare per la scuola adiacente e da lì entrare nella palestra quando ormai parte del tempo dedicato all’attività è trascorso. E’ chiaro che un ragazzo con distrofia muscolare non avrebbe svolto l’ora di educazione fisica al pari degli altri, ma per Simone cui l’insegnante riesce ad affidare comunque un ruolo nell’ambito dell’attività (ad esempio di arbitro), rappresenta una fondamentale opportunità di integrazione. Cosa che accade quando le condizioni climatiche consentono di svolgere all’esterno la lezione. Proprio per questo, spesso, quando piove, tutta la classe rinuncia all’ora di educazione fisica per evitare che il ragazzo si bagni.
Altra situazione di disagio è dovuta alla mancanza di servizi igienici per persone con disabilità motoria: Simone è costretto ad utilizzare per i suoi bisogni il bagno dei docenti dove il massimo che si è riuscito ad offrirgli è stato lo spazio in un armadietto dove poter riporre il suo pappagallo urinale non essendoci lo spazio sufficiente né gli opportuni ausili per usufruire della tazza da bagno.
Dopo diversi esposti della famiglia sembrerebbe che la Provincia di Roma, cui compete il settore dell’edilizia scolastica per gli istituti superiori, sarebbe disposta ad intervenire ma unicamente per quanto riguarda la rampa d’accesso all’ingresso. E, si chiede la famiglia di Simone, per tutto il resto? La storia di Simone è segnalata dalla Uildm, che fino al 31 marzo promuove iniziative di conoscenza e sensibilizzazione sul problema dell’inclusione scolastica e che sta effettuando, con Cittadinanzattiva, un monitoraggio su un campione di 434 edifici scolastici italiani.
Fonte: Superabile.it
19/03/2013