Giovannini annuncia: “Presto un disability manager al ministero”

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CAGLIARI. La ruota s’incastra in una fessura, appena fuori dal portone di casa: «Capita ogni giorno, ormai mi sono abituato». Dopo qualche secondo inizia la gimcana tra gradini invalicabili, marciapiedi troppo stretti e scivoli inesistenti. Luciano Nateri si fa trovare alle nove del mattino in via Carbonia, all’angolo con via Sonnino. Cappellino, occhiali da sole e polo a righe. È sulla sedia a rotelle, da quando in un pomeriggio di luglio del 2011 un ictus lo ha reso invalido al cento per cento. «E dire che da giovane correvo i cento metri. Ero pure bravo».

VITA DA DISABILE. Settantantun anni, tre figli, un passato prima da dipendente dell’Alitalia, poi da imprenditore e un’improvvisa certezza: passeggiare per le strade di Cagliari per chi è costretto su una carrozzina è un impresa faticosissima. Andy, giovane filippino, si prende cura di lui, lo accompagna a fare le commissioni, gli prepara il pranzo, cerca di rendere meno difficile la sua vita nuova. Ogni mattina è una corsa a ostacoli, tra marciapiedi disastrati, scalini «alti diciotto centimetri», buche minacciose e dossi insormontabili. «La città per chi è nelle mie condizioni è impraticabile», il tono è a metà tra rassegnato e indignato.

PERCORSO A OSTACOLI. La passeggiata dura tre ore. Andy spinge la sedia a rotelle, Luciano si guarda attorno. «Vede», dice indicando l’altro lato della strada. «Quelle transenne sono lì da mesi, portano via metà marciapiede, non riesco più a passare». Inizia così il tour tra le strade minate di una città a misura di pochi. Qualche istante davanti al semaforo rosso, poi via verso piazza Gramsci. Peccato che non ci sia lo scivolo, il dislivello è alto, Andy è costretto a far impennare la carrozzina. Dopo un metro ha inizio uno slalom estenuante tra una ventina di buche e altrettanti avvallamenti provocati da radici cresciute a dismisura.
Una sosta al bancomat, poi su per piazza Garibaldi. Nuovo dislivello. Altro cratere. Ennesimo ostacolo per un disabile. La carrozzina si blocca tra due radici. «Mi viene il malumore». Dietro le lenti scure lo sguardo si fa triste. «Ho perso la mia autonomia, dipendo dagli altri per ogni cosa». Andy libera le ruote, la marcia riprende. Dall’altro lato della strada il marciapiede è troppo stretto per permettere a Luciano di passare con tranquillità. Pedoni e sedia a rotelle insieme non ci stanno, qualcuno si ferma e libera la via, altri vanno dritti con incuranza. «L’ignoranza della gente è incredibile».

TROPPE INSIDIE. Il sole picchia forte. All’altezza della traversa con via Grazia Deledda la facciata della Legione dei carabinieri è luminosissima. Mezzo metro più avanti le aiuole senza grate sono una nuova insidia. «Basterebbe poco», polemizza Luciano mentre Andy cerca di evitare le mattonelle traballanti. Il pullman apre le porte davanti a due pali: uno è il lampione della luce, l’altro sostiene il cartello del Ctm. «Chi scende dell’autobus con la carrozzina come deve fare?». In via Sonnino i quindici centimetri di dislivello tra carreggiata e marciapiede sono un altro ostacolo.

STRADE SCONNESSE. Sotto i portici di via Roma i tavolini dei bar portano via metà strada, Luciano si fa largo tra i clienti. Passeggiata verso viale Trieste e subito dietrofront: «È un campo minato». Su per i lastroni impossibili del Largo fino a via Manno, dove la salita è pesante per tutti. I nuovi marciapiedi di granito di viale Regina Margherita regalano un bel colpo d’occhio. Ma anche lì è pendenza ripidissima. Viale Regina è un’altra storia: «Per me è proprio inaccessibile». Da una sfumatura all’altra, Cagliari appare come una città invivibile per Luciano. E per chi come lui può muoversi solo su una sedia a rotelle.

di Sara Marci

Fonte: L’Unione Sarda

08/07/2013