Specialist people: l’autismo come alto potenziale di business

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FERRARA. Nei globuli rossi dei bambini con autismo ci sono alterazioni evidenti che potrebbero giocare un ruolo nel livello di gravità della malattia e in particolare nel loro grado di iperattività. Sono i risultati di uno studio condotto da diversi gruppi di ricerca (università di Ferrara, Bologna, Ancona, Cnr di Bologna), coordinati da Marina Marini, che ha come centro clinico di riferimento l’Ambulatorio autismo e disturbi di sviluppo, Irccs, Istituto di Scienze neurologiche di Bologna, e realizzato grazie al lascito di Maria Luisa Cimadori che fu associata di Angsa. «Il dato più rilevante è stato il riscontro, a livello di globuli rossi, di una marcata riduzione dell’attività della pompa del sodio che regola il flusso di sodio e potassio fuori e dentro le cellule» spiega Alessandro Ghezzo, ricercatore del dipartimento di medicina sperimentale di Unibo. L’attività della pompa del sodio è molto importante per regolare il buon funzionamento delle cellule, basta pensare che il 30% dell’energia che assumiamo con il cibo serve per alimentarla. «I valori dell’attività della pompa sono notevolmente inferiori nei bambini con autismo rispetto al gruppo controllo, senza alcuna sovrapposizione dell’intervallo dei valori dei 2 gruppi – continua ghezzo- Ciò fa pensare che questa riduzione possa essere un marcatore biologico della patologia». Ed è proprio su questo che si concentrerà la prossima ricerca. «Se effettivamente si trattasse di un biomarcatore, potrebbe favorire la diagnosi precoce di autismo, sempre difficile dato che si basa sui sintomi, e, di conseguenza, l’avvio di interventi riabilitativi precoci, gli unici che danno benefici», afferma Ghezzo. La ricerca, pubblicata sulla rivista scientifica Plosone, ha coinvolto un gruppo di bambini con diagnosi di autismo, di età compresa tra i 5 e i 12 anni e un gruppo di controllo composto da bambini con sviluppo normale. I ricercatori hanno valutato la funzionalità della membrana dei globuli rossi e una serie di parametri di stress ossidativo, attraverso prelievi di sangue e di urina. Oltre alla riduzione dell’attivià della pompa del sodio, lo studio ha dimostrato che «alcune alterazioni della membrana dei globuli rossi correlano con l’iperattività, una delle componenti principali dell’autismo – spiega Ghezzo – significa che più sono gli acidi grassi saturi sulla membrana cellulare dei globuli rossi, maggiore è il punteggio di iperattività nei bambini con autismo. Il dato fa pensare che se correggiamo queste alterazioni, ad esempio attraverso un trattamento ad hoc mirato al riequilibrio della composizione lipidica e alla riduzione dello stress ossidativo, possa migliorare il profilo clinico e, in particolare, ridursi l’iperattività». Ghezzo ci tiene a precisare che si tratta solo di un «piccolo passo» e che «sono più le domande evidenziate da questo studio che le risposte». Ma sono passi significativi.

Fonte: La Nuova Ferrara.it

02/08/2013