L’Associazione Tutti a Scuola denuncia la Pubblica Amministrazione

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RAGUSA. "Non ho bisogno di parcheggiare mio figlio a scuola. Voglio solo che venga rispettato il suo diritto di ricevere il grado di istruzione compatibile con la sua grave disabilità". Sono queste le parole di una delle mamme che da Ispica sono venute all’Ufficio scolastico provinciale per testimoniare un profondo disagio che riguarda i loro figli disabili.

Il taglio delle ore di docenza per il cosìddetto "sostegno" ha colpito anche, se non soprattutto, loro. I più deboli. "Mio figlio rientra nella categoria che ha diritto a 24 ore settimanali con insegnante di sostegno – continua la signora Milena Cannizzaro – ma di fatto gliene hanno assegnate solo 12. Le restanti ore sono divise con un altro bimbo che, però, ha un tipo di disabilità differente e che, quindi, necessità di altri interventi educativi". Il profondo disagio è stato accolto dagli uffici del Provveditorato con una dolente alzata di spalle. La colpa è dei tagli, i genitori hanno ragione e non resta che cercare di ridistribuire meglio le risorse a disposizione delle scuole di Ispica.

Ma non solo, perché il problema che queste mamme hanno avuto il merito di portare fuori dalla loro casa e dalla scuola dei loro figli, è un dramma comune a tutte le scuole. Anche il vorticoso valzer di nomine che ha condotto tanti dirigenti scolastici in nuove sedi non agevola la risoluzione dei problemi. "Il preside della scuola in cui è iscritto mio figlio – conferma la signora Marianna Rizza – è arrivato solo a settembre all’istituto "Einaudi" di Ispica e dice di aver trovato la situazione già così definita. Il fatto è che noi ci troviamo in una situazione difficile senza che nessuno sappia darci risposte certe". "Le ore per gli insegnanti di sostegno – conferma la professoressa Perticone -sono quelle che hanno subito il maggior numero di tagli. Anche in questo caso le ripercussioni ricadono sia sui docenti che non possono più lavorare che sui ragazzi, più o meno disabili, che in ogni caso perdono il diritto, previsto dalla legge, di avere un docente a loro dedicato con un numero ben definito di ore". E mentre i dirigenti scolastici sono chiamati alle più ardite alchimie per fare tornare conti che non possono comunque tornare, le mamme ed i papà dei piccoli studenti con disabilità assistono al più doloroso smacco possibile.

Una istituzione pubblica votata all’educazione come la scuola, che calpesta di fatto il diritto allo studio. Con l’aggravante del fatto che questa categoria di bimbi disabili è più debole delle altre. (A. L. M.)

Fonte: La Sicilia

23/09/2011