Il pericolo corre tra i banchi

Il pericolo corre tra i banchi

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La tecnologia adattiva è un termine abbastanza nuovo. La sua idea invece è vecchia, si pensi ad esempio al bastone con il quale gli anziani riescono a camminare e a supportarsi. Negli ultimi mesi la scienza ha fatto passi da gigante nello sviluppo di sistemi per integrare le funzioni basilari di cui molte persone sono sprovviste, per natura o per incidenti. Tutte sono il frutto della determinazione dell’uomo, della creatività e dei mezzi che oggi sono a disposizione per i ricercatori e gli sviluppatori.

Il sistema DynaVox EyeMax – E’ lo strumento che permette a chi ha una paralisi, problemi cerebrali e vittime di ictus di comunicare con il mondo che li circonda grazie ai loro occhi. Gli individui spostano gli occhi su una tastiera a schermo che traduce, grazie ad un sintetizzatore vocale, le frasi composte. La particolarità è che il software InterACCt fornisce frasi e parole predeterminate e anche scene ed immagini pronte da selezionare. Un aiuto maggiore per i bambini e disabili non in grado di comprendere il testo scritto.

La navigazione di Kapten Plus – E’ un piccolo localizzatore Gps da portare con sé. Aiuta i non vedenti a prendere sempre la strada giusta. Grazie al sistema vocale integrato, Kapten parla e comunica all’utente dove si trova. Il dispositivo, a detta degli stessi sviluppatori, è da integrare all’utilizzo di un cane guida o di un bastone, perché riesce a dirci dove siamo e non dove attraversare o camminare. Inoltre c’è la possibilità di memorizzare e taggare particolari luoghi (con le coordinate di riferimento) per i viaggi futuri.

L’auto per non vedenti – In tema di mobilità per i non vedenti, l’ingegnere Dennis Hong sta sviluppando una vettura che può effettivamente essere guidato da non vedenti. L’obiettivo è quello di fornire percezioni sensoriali sostitutive grazie ad un sistema composto da un computer di bordo, sensori e telecamere che monitorano l’ambiente esterno. Le idee per realizzare i molteplici tipi di input sono diverse: da speciali guanti in grado di inviare vibrazioni fino all’aria compressa che può disegnare un ambiente virtuale, passando per avvisi uditivi in cuffia. Nonostante sembra sia difficile che un certo tipo di autovettura possa essere realmente guidata dai non vedenti, considerante la già difficoltà di guida quotidiana, lo sviluppo della tecnologia è notevole. Potrebbe farsi largo negli studi di mappatura del cervello e di risposte sensoriali, così come una vera e propria integrazione degli input proposti potrebbe essere inserita in automobili classiche già presenti in mercato per un più alto livello di sicurezza.

L’auto senza conducente – L’idea alla base del progetto della Google è particolare: non un veicolo che possa essere guidato dai non vedenti, ma un vero e proprio mezzo senza conducente o meglio, con guidatore virtuale. Il progetto è stato presentato al TED americano lo scorso anno ma ora torna a far parlare di sé. L’automobile senza conducente ha un potenziale davvero notevole. Sarebbe un prodotto utile non solo ai non vedenti, ma a tutti coloro che per vari motivi (handicap fisici, mentali) sono impossibilitati alla guida. Il prototipo è una sorta di ibrido del veicolo che Google utilizza per le rilevazioni in Google Maps. In un video c’è anche la prova su un circuito con risultati eccellenti. L’automobile di Google è già "street legal" in Nevada e un giorno potrebbe essere prodotta per il mercato consumer, un dispositivo in grado di cambiare la vita per le persone disabili.

Il braccio robotico DEKA – Il progetto è della Segway e finanziato con un borsa di studio della Darpa, l’Agenzia di Ricerca del Dipartimento della Difesa degli Stati Unii. Il team di sviluppo aveva il compito di creare un braccio sostitutivo per i soldati feriti di ritorno dal Medio Oriente. Il suo successo, e l’alto grado di “apprendimento” sensoriale di cui è dotato, potrebbero portarlo a diventare un prodotto disponibile anche ai civili.

L’impianto cocleare – E’ molto di più di un amplificatore per non udenti. Il dispositivo cattura il suono circostante tramite un microfono, che trasporta il segnale ad un piccolo computer indossato dietro l’orecchio. Una volta ricevuti i suoni dall’impianto, il dispositivo stimola direttamente il nervo uditivo, fornendo un mezzo completamente nuovo di input sensoriale. Gli sviluppi sugli impianti cocleari sono cominciati nel 1950. Solo negli ultimi anno però hanno raggiunto un grado di realizzazione accettabile. L’impianto è ancora lungi dall’essere perfetto, a causa dei rumori di fondo, ma la tecnologia è avanzata a tal punto che le voci possono essere ascoltate con chiarezza sufficiente per essere facilmente comprensibili e identificate, rendendo la comunicazione verbale più produttiva,

L’iBot – Nato dalla mente di Dean Kamen (lo stesso di Segway). L’idea molto semplice: per chiunque è su una sedia a rotelle è impossibile salire le scale. Non tutti gli edifici pubblici, ma anche privati, sono provvisti di sistemi di supporto per permettere a chi soffre questo handicap di raggiungere piani superiori, o scenderne. Utilizzando un sistema di auto-bilanciamento, iBot mira a cambiare questa situazione e offrire una sedia a rotelle in grado di affrontare ogni tipo di superfice.

Fonte: Informa disAbile

11/10/2011