Storie di ordinario vicinato”: un concorso letterario sul disagio mentale

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Al centro del dibattito le criticità della delega e le potenzialità del dibattito intorno all’assistenza. Il direttore Vecchiato ha relazionato davanti alle commissioni riunite VI (Finanze) e XII (Affari sociali). "L’assistenza sociale potrebbe diventare un investimento e non un costo".

PADOVA – La Fondazione Zancan di Padova è stata invitata nei giorni scorsi alla Camera per un’audizione nell’ambito dell’esame del disegno di legge C 4566, "Delega al governo per la riforma fiscale e assistenziale" da parte delle commissioni riunite VI (Finanze) e XII (Affari sociali). È stata un’occasione per evidenziare le ombre della delega, ma anche per riflettere sulle potenzialità del dibattito che si è acceso sul tema. In questa sede, Vecchiato ha voluto ribadire alcuni concetti: la necessità di quantificare correttamente l’ammontare di spesa sociale, l’urgenza di potenziare i servizi ridimensionando i trasferimenti economici, l’importanza che ai Lea sociali siano attribuite risorse preventive. "Questa delega ha grandi problemi – commenta Vecchiato -, ma allo stesso tempo in un momento di crisi c’è la possibilità per tutti di guardare oltre e fare scelte in termini di assistenza mai fatte prima. Se questa possibilità fosse colta, anche mettendo insieme forze nuove della società, l’assistenza sociale potrebbe diventare un investimento e non un costo". Tra le criticità evidenziate, Vecchiato ha ribadito l’incompatibilità della delega con il dettato costituzionale e in particolare l’ingerenza dello stato in una materia di pertinenza regionale e comunale. C’è poi il problema dei trasferimenti monetari a scapito dei servizi: l’89% delle risorse è gestito in termini di trasferimenti e solo l’11% è investito in servizi. Questi, al contrario garantirebbero un rendimento molto maggiore, in termini di nuovi posti di lavoro e di aiuto efficace. Non aiuta nemmeno la confusione, anche tra gli addetti ai lavori, riguardo a cosa considerare "spesa assistenziale": "Questa situazione contribuisce a non far sembrare destabilizzanti i tagli al sociale – ha avvertito Vecchiato -. In realtà, si parla di un decremento tra il 30% e quasi il 70%, a seconda dell’unità di misura considerata". Quanto ai Lea, si tratta di affrontare lo sforzo, non facile, di riequilibrio e perequazione tra le diverse aree del paese. I differenziali ad oggi sono notevoli: si va da un minimo di 30 euro pro capite (comuni della Calabria) a un massimo di oltre 280 euro pro capite (comuni della provincia autonoma di Trento).

Se questo è il quadro, ci sono comunque delle potenzialità, a patto che si agisca su precisi fronti. Il primo è di procedere con investimenti di sistema e non settoriali, passando da un "welfare compassionevole" a un welfare di "investimento in nuova cittadinanza". È necessaria anche una nuova forma di lotta all’evasione: se una persona non finanzia i servizi con le tasse allora deve pagarli quando vi accede, altrimenti ruba due volte. Ma le amministrazioni vanno messe in condizione di riscuotere questi crediti. "Se la capacità di recupero fosse solo al 5% dell’intero valore dell’evasione si otterrebbero due risultati – ha spiegato il direttore -: un gettito aggiuntivo di 6,5 miliardi di euro e un forte scoraggiamento all’evasione". La Zancan ha poi rilanciato la proposta di calcolare e verificare quanto contribuisce la famiglia al lavoro di cura, prevedendo riconoscimenti in protezione sociale. In materia di non autosufficienza, la proposta è di rivedere la gestione del fondo nazionale.

Fonte: SuperAbile.it

12/11/2011