Procede la petizione popolare per il finanziamento dei LEA

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Ottantasettemila disabili in Liguria, dei quali l’80% anziani, trentamila domande in attesa di un risposta, attesa che può durare anche un anno, “facciamo in tempo a morire prima”. Il grido di sofferenza dei disabili alle prese con i tagli del welfare risuona nell’aula rossa di palazzo Tursi, di fronte alle commissioni e riunite. E il quadro che emerge dalle parole di Giacomo Piombo, rappresentante della consulta dei disabili, è agghiacciante. “Il fondo per la non autosufficienza quest’anno è già stato ridotto – dice – l’anno prossimo rischia di sparire del tutto. In pratica le famiglie che contavano, nella migliore delle ipotesi, su quei 350 euro al mese per una badante due ore al giorno, adesso verranno lasciata a se stessa. Volete sapere cosa significa? Abbiamo tante situazioni di disabili quarantenni – prosegue Piombo – con un genitore di ottant’anni e l’altro magari che non c’è più. La madre ottantenne non riesce a far scendere dal letto il disabile e a pulirlo, così senza un aiuto finisce che sta a letto tutto il giorno. E’ civiltà questa?”. Piombo riconosce che finora il Comune è riuscito a tamponare le falle e a salvare in qualche modo i servizi essenziali, ma ormai non c’è più spazio per tagliare senza colpire la carne viva. Le scuole: nel 2010 gli alunni disabili nelle scuole genovesi erano 1859, nel 2011 sono saliti a 2593, in contemporanea gli insegnanti di sostegno sono diminuiti. I trasporti: “Per i bus deve pagare 15 euro al mese chi va in formazione, 27,50 euro al mese se si lavora – spiega Piombo – per i treni ci sono solo trenta treni internazionali attrezzati per accogliere i disabili, ma fra Genova e Ventimiglia e Genova e La Spezia neanche un treno è in grado di tirare su una carrozzina”.

E nel 2012 rischia di arrivare il tracollo, a meno che i tagli vengano compensati dall’Ici, che comunque finirà per gravare anche sulle famiglie dei disabili. L’altra faccia della medaglia è rappresentata poi dai lavoratori del terzo settore, che già la scorsa settimana hanno manifestato in Regione e in Comune per denunciare il rischio di veder compromessa l’esistenza del loro comparto. “Da un lato i tagli rischiano di comportare una drammatica riduzione dei servizi del welfare – ha spiegato ieri in commissione Ferdinando Barcellona, coordinatore del Forum del Terzo settore – dall’altro avremo pesanti effetti sull’occupazione. Nei servizi sociali ed educativi del Comune sono impegnati ad oggi 900 operatori, se dovessero essere confermate le stime attuali rischiamo una riduzione del 50% degli occupati”. Al fianco del Forum si sono schierati ieri in Comune anche i sindacati, che hanno puntato il dito da un lato sulla necessità di salvaguardare i servizi, dall’altro di garantire l’occupazione. “Teniamo presente – sottolinea Cristina Balsano, della Cisl – che si tratta oltre tutto di lavoratori che difficilmente troverebbero un altro impiego, la cassa in deroga promessa dalla Regione può essere un aiuto, ma non è certo la soluzione”. Le cooperative sociali, oltre a svolgere servizi nel settore del welfare, impiegano infatti anche lavoratori provenienti da categorie disagiate, un fattore che, come ricorda Lella Trotta, della Uil, “rischia di provocare un vero e proprio disastro sociale”. Di qui la richiesta al Comune di continuare nella strada di privilegiare il mantenimento dei servizi del welfare a tutti i costi. “Non possiamo permetterci un disastro di questo tipo – è il parere di Franco Pezzolo, della funzione pubblica Cgil – sono lavoratori che svolgono funzioni spesso essenziali, perché sono educatori professionali, infermieri, operatori sociali, che oltre tutto spesso faticano ad arrivare a mille euro al mese”.

di Nadia Campini

Fonte: Disablog.it

11/12/2011