La Federazione italiana per il superamento dell’handicap invia una lettera al primo ministro e al ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Elsa Fornero per richiamare l’attenzione sull’articolo 5 del decreto "salva-Italia" che prevede una revisione dei criteri di calcolo dell’ISee e ne profila una estensione alle agevolazioni fiscali e ai benefici assistenziali.
ROMA – "Quell’articolo sull’Isee si presta ad interpretazioni piuttosto pericolose, ma soprattutto fa perdere l’occasione di rivedere quello strumento in un’ottica di maggiore perequazione". Così commenta Pietro Barbieri, presidente della Fish, l’articolo 5 del cosiddetto decreto "salva-Italia" (Decreto Legge 201/2011) che prevede una revisione dei criteri di calcolo dell’Indicatore della Situazione Economica Equivalente e ne profila una estensione alle agevolazioni fiscali e ai benefici assistenziali. In una nota ufficiale inviata al primo ministro Mario Monti e al ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Elsa Fornero, la Federazione italiana per il superamento dell’handicap, chiede di espungere quell’articolo del testo della Manovra."Il tema è quello della compartecipazione alla spesa sociale e dell’accesso ad alcune agevolazioni tariffarie – spiega Barbieri -. I risparmi derivanti dalle nuove disposizioni, che saranno definite con successivi decreti, confluiranno sull’ormai esangue Fondo per le politiche sociali (finanziato con 69 milioni per il 2012 e 44 per il 2013) ma con un vincolo di destinazione: donne, giovani, famiglie numerose". "Riteniamo che il tema dell’Isee meriti una più attenta riflessione e ampio confronto al fine di consentire una migliore equità – ribadisce Barbieri – ma anche una maggiore efficacia perequativa e redistributiva. Inoltre pensiamo che, nel vincolare i risparmi, sia opportuno porre l’accento anche sulla disabilità e sulla non autosufficienza, emergenze che incidono pesantemente sui singoli e sulle famiglie italiane". Nella lettera, Barbieri ricorda anche come "l’attuale normativa non differenzi tra persone che vivono l’esperienza della disabilità dalla nascita o in età lavorativa disoccupati almeno nell’80 % dei casi, e coloro divenuti disabili in tarda età dopo aver prodotto reddito nell’intera vita lavorativa per se stessi e per la propria famiglia. I primi, invece, rappresentano solo un peso assistenziale oltreché economico per il proprio nucleo familiare. Le esigenze e le necessità di supporto sono apparentemente simili, ma i contesti, gli scenari e le prospettive sono assolutamente diverse". Ripensare all’Isee, spiega la Fish, significa considerare anche questi aspetti. Infine, la Federazione pone l’accento anche sui coefficienti. "Riteniamo poi meritevole di considerazione l’ipotesi di modificare anche i coefficienti relativi alla composizione dei nuclei, attribuendo maggiore peso alla presenza di persone con disabilità, in difficoltà o nell’impossibilità nel produrre reddito, e di persone non autosufficienti la cui permanenza nella famiglia di origine è motivo di costi, diretti ed indiretti, considerevoli".
Fonte: SuperAbile.it
12/12/2011