Storia di una visita di accertamento: schizofrenica da oltre 20 anni, inabile al lavoro e con necessità di assistenza continua", è invitata a sottoporsi ad accertamento, pur appartenente a categoria esclusa da visita di controllo. I medici dell’Inps la valutano "vigile e attenta" e le revocano l’indennità. Ora vivrà con 258 euro al mese. La storia raccontata dalla sorella che la assiste.
ROMA – Pronuncia il proprio nome e perde l’indennità di accompagnamento: arriva da Chieti la storia riportata nella lettera che pubblichiamo qui di seguito. Protagonista una donna di 56 anni, disabile psichica e inabile al lavoro: invitata a sottoporsi a visita di accertamento, sebbene faccia parte delle categorie escluse dalla visita, viene valutata "vigile, attenta, con tono depresso": ora vivrà con 258 euro al mese di invalidità. A raccontare la vicenda è la sorella, che si prende cura di lei e della figlia colpita dalla stessa patologia. "Sono una signora di Chieti e lo scopo di questa lettera è quello di rendere pubblico una delle innumerevoli "prepotenze"amministrative di cui i cittadini italiani, in particolar modo i disabili, sono vittime.nel novembre 2011 mi giunge una lettera dell’Inps di Chieti: parlo in prima persona, anche se il caso riguarda mia sorella disabile, perché ella non è in alcun modo in grado di denunciare il fatto, essendo invalida al 100% con indennità di accompagnamento (almeno sino al 7/12/2011). Nella lettera si invita mia sorella di anni 56 a recarsi a visita presso l’Inps di Chieti per sottoporsi a verifica sulla permanenza dei requisiti sanitari per usufruire della pensione, assegno ed indennità da parte della commissione medica superiore.
Nell’invito si fa presente che i disabili facenti parte della categoria di patologie escluse da visita di controllo, potevano inviare documentazione sanitaria, senza sottoporsi a visita. Mia sorella rientra nella categoria alla voce 10 dell’elenco, in base alla patologia accertata in data 7/5/1982 e così definita nella diagnosi: "schizofrenia d’innesto in oligofrenico con compromissione della vita di relazione in misura tale da richiedere accompagnamento, che la summenzionata è permanentemente e totalmente inabile al lavoro e con necessità di assistenza continua non essendo in grado di compiere gli atti quotidiani della vita". Mi reco all’Inps per chiedere che cosa fosse meglio fare, non essendo in possesso di un aggiornato documento di diagnosi, se non la cartella clinica dell’ultimo ricovero presso la psichiatria , risalente al 2005, e una certificazione dello psichiatra del Csm, con l’elenco dei farmaci che assume negli ultimi anni, tre volte al dì. Al gabinetto diagnostico Inps, mi viene consigliato di condurla a visita ugualmente, essendoci il vecchio verbale a far fede. Purtroppo i tempi di attesa della Asl per la visita psichiatrica sono molto lunghi. Accompagno finalmente mia sorella alla visita, serena e certa che medici competenti non abbiano alcun motivo di mettere in discussione un diritto acquisito e conservato per 30 anni. La visita si svolge in questi termini: le chiedono con chi vivesse ed il suo nome di battesimo. Lei lo pronuncia correttamente. Io faccio presente che circa 19 anni fa, in seguito ad una sua fuga da casa, ha avuto una bambina, anche lei affidata a me, che soffre della patologia della madre. A causa di questa gravidanza e della sospensione temporanea dei farmaci che questa ha comportato, la psicosi di mia sorella sia è aggravata: bisogna controllarla di continuo, perché non è in grado di gestirsi e di curare la propria persona; bisogna rasserenarla quando ha i ritorni di manie di persecuzioni…Senza contare gli effetti sul corpo di 30 anni di farmaci, con menopausa precoce e così via. Morale della favola: i medici Inps hanno l’hanno valutata "vigile, attenta, tono depresso dell’umore". Addio all’unico reddito per vivere! Non hanno neanche considerato che chi la accudisce 24 ore al giorno non può recarsi al lavoro ed è esclusa dalla società e da un futuro pensionistico. Ora dovremo vivere con 258 euro al mese, da cui saranno decurtate le 470 euro percepite "indebitamente"nel mese di gennaio, non avendo fatto in tempo – gli strozzini ed i loro servi – ad impedirne il pagamento, perché il verdetto della visita ci è stato notificato con raccomandata dopo 20 giorni. Le hanno tolto quel miserevole pane di bocca perché ha pronunciato il suo nome! Non so se il ricorso sarà accolto, non so cosa sarà della nostra vita.
di Wilma de Luca
Fonte: SuperAbile.it
18/01/2012