ROMA – Per i disabili le vacanze di Pasqua possono diventare un problema insormontabile. A confermarlo sono i dati rilevati da Immobiliare.it attraverso il suo sito CaseVacanza.it: solo il 28% delle strutture di questo tipo, infatti, è in grado di accoglierli. Non solo, trovare una struttura adeguata può costare, soprattutto nelle regioni del Sud, fino al 12% in più. “E’ una vergogna che i disabili siano visti soltanto come delle persone da assistere – commenta all’Adnkronos Ileana Argentin, disabile, deputata del Pd – i nostri soldi valgono esattamente come quelli degli altri. Non vogliamo essere esclusi dal mercato: abbiamo il diritto di vivere e di poter andare in vacanza come chiunque altro”.
“E’ vergognoso, inoltre, che in Italia non ci siano ancora risposte adeguate per quanto riguarda strutture prive di barriere architettoniche – prosegue Argentin – e i disabili vengono sempre dimenticati. La normativa esiste – precisa – come quella che prevede l’adeguamento delle abitazioni private, ma nei bilanci non vengono stanziati i fondi necessari a metterla in pratica. Si tratta anche di un cambiamento che deve avvenire a livello culturale – conclude – un privato, ad esempio, deve capire che mettere una rampa al posto di una scala puo’ servire ad attrarre clienti”.
“I disabili sono il 5% della popolazione italiana – spiega Carlo Giordano, amministratore delegato di Immobiliare.it – ma quando si tratta dei fruitori di case vacanza, la percentuale cresce, arrivando al 7%. Questo perché, teoricamente, è una soluzione molto adatta a chi è disabile, anche se nella pratica sono ancora troppo poche le strutture attrezzate”. L’indagine ha preso in esame tanto la domanda (oltre 35.000 richieste effettuate nel segmento delle case vacanze durante le quattro settimane antecedenti la Pasqua), quanto l’offerta (più di 40.000 immobili messi in affitto parzialmente o in toto per brevi periodi).
Stando ai dati della ricerca, chi è disabile raramente viaggia da solo o in coppia (8% delle richieste per appartamenti con 2 posti letto, a fronte di una media nazionale del 23%), mentre molto più spesso si muove con tutta la famiglia o, comunque, in gruppi numerosi: il 37% delle ricerche fatte da chi è costretto su una sedia a rotelle o viaggia con un portatore di handicap si concentra su soluzioni che offrano 6 o più posti letto, a fronte di una media nazionale, per questo tipo di case vacanza, del 19%.
Se nella vacanza normale, inoltre, l’optional più richiesto ad una casa presa in affitto è la piscina (23%), la vacanza per i diversamente abili impone che ci sia un parcheggio comodo (57%). Se si è disabili, infine, spesso si va in vacanza col proprio animale. Diventa fondamentale allora che la casa possa ospitare anche lui. In questo segmento aumenta del 3% la richiesta di disponibilità ad alloggiare anche i cani o, comunque, altri animali.
Per quanto riguarda l’offerta, l’indagine assegna il primato dell’ospitalità verso i disabili all’Emilia Romagna e, nello specifico, alla Riviera Romagnola, dove il 42% delle case vacanza è in grado di offrire ferie confortevoli a chi è affetto da disabilità motoria. Seguono il Veneto (38% sulla Costa veneziana) e la Toscana (38% sulla Costa etrusca e 36% in Versilia). Le dolenti note arrivano, però, con i prezzi: se è vero che in alcune zone d’Italia la presenza di elementi funzionali al soggiorno di chi soffre di disabilità motoria non implica alcun rincaro (è il caso, ad esempio, della costa orientale del Friuli o della costa veneziana), in media affittare una casa vacanza attrezzata per ospitare chi si muove in sedia a rotelle costa il 5% in più, con picchi del 12% in alcune località della Campania e in Calabria, e dell’11% in Basilicata.
“I dati sulle strutture per le vacanze adatte ad accogliere persone con disabilità mettono in evidenza gli ostacoli e le barriere che ancora oggi queste persone e le loro famiglie devono affrontare, spesso senza alcun supporto, per vedere rispettato il proprio diritto ad accedere e partecipare ad ogni contesto della vita personale, sociale e di comunità”.
Roberto Speziale, presidente nazionale di Anffas Onlus (Associazione Nazionale di Famiglie di Persone con Disabilità), commenta così all’Adnkronos i dati della ricerca.
“Spesso i criteri di accessibilità -prosegue Speziale – relativi a tutti gli ambienti, non solo alle abitazioni e agli edifici privati, ma anche rispetto a quelli pubblici (per esempio le strutture scolastiche), non vengono rispettati. Si crea in questo modo una palese discriminazione nei confronti delle persone con disabilità e, conseguentemente, sulle famiglie. L’art. 9 della Convenzione Onu sui Diritti delle Persone con Disabilità, documento ratificato dall’Italia nel 2009, riguarda proprio l’accessibilità e non si riferisce solo a quella materiale degli spazi fisici”
“L’art. 9 della Convenzione – precisa Speziale – indica, infatti, chiaramente che ‘al fine di consentire alle persone con disabilità di vivere in maniera indipendente e di partecipare pienamente a tutti gli aspetti della vita, gli Stati Parti” devono adottare ‘misure adeguate a garantire alle persone con disabilità, su base di uguaglianza con gli altri, l’accesso all’ambiente fisico, ai trasporti, all’informazione e alla comunicazione, compresi i sistemi e le tecnologie di informazione e comunicazione, e ad altre attrezzature e servizi aperti o forniti al pubblico, sia nelle aree urbane che in quelle rurali”’.
“E’ evidente che questo articolo è costantemente infranto – sottolinea il presidente Anffas – E’ ovvio, infatti, che nonostante le persone con disabilità, come tutte le altre, abbiano diritto, ad esempio, ad andare in vacanza, così come a partecipare a tutte le attività a disposizione di tutti, di frequente ciò si trasforma in estenuanti e rocambolesche ricerche, porte sbattute in faccia e, quando va bene, aggravi economici non di poco conto. Eppure – aggiunge – basterebbe modificare il nostro ambiente e i nostri servizi quel poco che basta da far in modo che tutti possano trovare spazio”.
“Quello che auspichiamo – conclude – è un impegno forte per riuscire a realizzare un’inclusione reale di tutte le persone con disabilità, non solo adattando luoghi fisici e servizi ed eliminando le barriere già preesistenti ma, attraverso un vero cambio di paradigma e partendo dalla Progettazione Universale, sempre richiamata dalla Crpd, giungere alla progettazione e alla realizzazione di prodotti, ambienti, programmi e servizi utilizzabili da tutte le persone”.
La versione integrale di questo articolo è disponibile all’indirizzo: www.adnkronos.com
Fonte: disalblog.it
04/04/2012