Sul quotidiano La Stampa, riprende anche il suo diario: "Agisco anche per suscitare compassione, non mi illudo in chi ci governa, ma verso la gente comune, in modo che cresca la pressione popolare sul governo"
ROMA – Riprende oggi lo sciopero della fame annunciato dal Comitato 16 novembre: un’interruzione graduale dell’alimentazione fino al 21 novembre, giorno in cui i malati si ritroveranno davanti al ministero dell’Economia, per dare inizio al presidio a cui molte realtà della politica e dell’associazionismo stanno facendo avere in questi giorni le loro adesioni. In quell’occasione, come ha fatto sapere nei giorni scorsi il presidente del Comitato, Salvatore Usala, alcuni malati tracheostomizzati si presenteranno senza respiratori di scorta.
Intanto, riprende sul quotidiano La Stampa il diario del medico fossanese malato di Sla, Alberto Damilano, che oggi prova a "raccontare come si può arrivare a rischiare la vita con uno sciopero della fame", descrivendo innanzitutto la sua prima crisi respiratoria, "quel senso di morte che provi quando hai i polmoni pieni di schiuma e l’aria non passa più". E poi scrive, riferendosi alla ripresa dello sciopero: "Se protestare non serve, allora non resta che gridare la propria lotta con forme estreme. Quando si è varcata la soglia della vita oltre quella che sarebbe il termine naturale della vita stessa, la morte non fa più paura". E conclude: "Agisco anche per suscitare compassione, non mi illudo in chi ci governa, ma verso la gente comune, in modo che cresca la pressione popolare sul governo. Questa, che noi si usi un’arma compassionevole è un’altra accusa che ci viene rivolta. Una volta affermato che quel che viene sottratto è un diritto, non può essere una colpa mostrare la sofferenza a chi non ne è consapevole. Si tende a confondere compassione con pietismo, emblematica è la tv del dolore, dove ci si commuove per procura della sofferenza che si fa spettacolo. Compassione significa cum patire, entrare in risonanza emotiva con la sofferenza dell’altro. Detto che non è possibile dire l’indicibile, mi sembra che ce ne sia bisogno, di compassione, in questa società sempre più anestetizzata".
Fonte: Superabile.it
15/11/2012