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L’elevatore rovina il palazzo, anziani prigionieri in casa

PORDENONE. Bisogno di un impianto elevatore per superare le barriere architettoniche? Non sempre si può soddisfare. Se si vive in un palazzo storico, vincolato dalla Soprintendenza, si rischia di rimanere “prigionieri” in casa. L’ennesima assurdità della burocrazia è quella che ha portato due pordenonesi, Alessandro Gorgoni e Maria Francesca Scaramuzza, a fare ricorso al Tar contro la Soprintendenza per i beni architettonici e il paesaggio e per il patrimonio storico, artistico ed etnoantropologico del Friuli Venezia Giulia e, di rimando, contro il Comune. I cittadini hanno chiesto un’autorizzazione paesaggistica «per installazione di impianto elevatore finalizzato al superamento delle barriere architettoniche, in corso Vittorio Emanuele II, al civico 49b» (ndr il palazzo a fianco al Ricchieri, all’angolo con via del Castello), a settembre 2011. Trattandosi di un palazzo storico – l’ “ascensore” sarebbe comunque installato in un cortile interno –, i professionisti dei privati e gli uffici del Comune hanno lavorato per redigere un progetto compatibile con gli standard della Soprintendenza e a dicembre dello scorso anno hanno completato l’istruttoria. Il 23 gennaio scorso, però, da Trieste è arrivato un pre-diniego. I privati hanno presentato le controdeduzioni e non hanno più avuto notizie. Fino allo scorso agosto quando il diniego è stato formalizzato. Ma allo scadere dei 120 giorni previsti dalla legge. E così si sono appellati al Tar. Anche il Comune, suo malgrado (in quanto ente che rilascia materialmente il permesso) è stato citato in giudizio e ieri la giunta ha affidato l’incarico ai legali. A oltre un anno dalla richiesta, intanto, i residenti sono senza elevatore.

Fonte: Il Messaggero Veneto.it

11/12/2012