Montesilvano: trasporto dei disabili ai seggi.  Servizio organizato dal Comune per le prossime elezioni

Montesilvano: trasporto dei disabili ai seggi. Servizio organizato dal Comune per le prossime elezioni

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ROMA. Immagini, disegni e scritti, insieme a racconti e ricordi in un percorso multimediale e interattivo per raccontare trent’anni di psichiatria in Italia vissuti in prima persona da un disabile. Una storia raccolta dal Museo Laboratorio della Mente di Roma e Aye Aye Installazioni Interattive nell’istallazione "InSideOut. Il bambino con le braccia larghe" che verrà presentata oggi alle ore 17 presso la Sala della Pace di Palazzo Valentini, sede della Provincia di Roma e aperta al pubblico fino al 22 febbraio. Si tratta, assicurano gli organizzatori, di “una delle prime installazioni ad affrontare un tema delicato come il disagio mentale in forma multimediale e interattiva, lasciando al pubblico la possibilità di interagire direttamente”.

La storia raccontata è quella di Paolo, narrata dal fratello Carlo Gnetti nel libro “Il bambino con le braccia larghe” edito da Ediesse nel 2010. Un percorso che racconta le memorie del manicomio fino alle pratiche terapeutico-riabilitative della psichiatria sociale italiana, passando attraverso la chiusura degli ospedali psichiatrici e il funzionamento dei servizi di salute mentale. “La storia da cui noi prendiamo spunto è quella di un paziente che ha attraversato tutta la linea evolutiva del percorso della psichiatria italiana pre-legge 180 e post – spiega Pompeo Martelli, il direttore del Museo della Mente –. Una storia che racconta lo smantellamento dei manicomi e le sorti di molti altri pazienti che uscendo sono entrati nel circuito dell’assistenza permanente per le persone con gravi disturbi mentali”.

La mostra interattiva, spiegano gli organizzatori, permetterà ai visitatori di “entrare” nella storia di Paolo grazie alle testimonianze raccolte, ai suoi scritti e disegni attraverso monitor interattivi. “C’è una vera e propria ricostruzione di una stanza – aggiunge Martelli -. Una stanza dove non si entra, ma ci si muove intorno alle pareti fino ad una finestra dove il visitatore può infilare la testa in una stanza in miniatura che riproduce il luogo dove Paolo è stato ricoverato negli anni”. L’installazione, aggiungono gli organizzatori, “dà forma a un ribaltamento dal dentro a fuori, da osservatori a osservati, rendendo tangibile e visibile il passaggio da una dimensione corale a una dimensione intima e personale. Lo spazio scenico è racchiuso in una stanza che catapulta il visitatore in una dimensione spaziale dove dentro e fuori si alternano su due diversi piani di immagini e di suoni”.

Per Martelli, l’installazione è un’occasione preziosa per conoscere meglio il mondo del disagio mentale. “Nel campo della salute mentale è fondamentale acquisire più conoscenze – ha aggiunto -. Siamo dell’idea che la salute mentale non può essere delegata solo ad una relazione terapeutica. La salute mentale attiene alla comunità e si può svolgere solo all’interno di una sana comunità dove ognuno di noi è un pezzo del corpo curante del disturbo mentale. Dovrebbe essere anche un dovere civico da parte di tutti i cittadini quello di addentrarsi nel campo della salute mentale. Venire a vedere l’istallazione potrebbe rispondere a questo dovere”. Oltre alle caratteristiche di interattività della mostra, degne di nota anche le modalità organizzative. “La nostra è una operazione nata dal basso – spiega Martelli -. Abbiamo messo in piedi un budget dal basso, anche col sostegno della Provincia di Roma, Cariparma, Cgil-Spi e Centro Studi e Ricerche S. Maria della Pietà Associazione Onlus che ci hanno permesso di realizzare questo progetto. Un progetto che riteniamo suggestivo e utile per combattere lo stigma e restituire ai cittadini quella capacità di riflessione sui temi della salute mentale, oggi più che mai è necessario”. La mostra, dopo il 22 febbraio non chiude i battenti perché itinerante e dopo Roma verrà ospitata in altre località in tutta Italia.

Fonte: Redattore Sociale.it

15/02/2013