Barriere fisiche e mentali? Vanno abbattute insieme

Barriere fisiche e mentali? Vanno abbattute insieme

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La sociologa Laura Corradi analizza l’impatto degli spot sulle donne con disabilità: "Sono escluse in partenza rispetto a un ideale di bellezza talmente lontano e irreale da cozzare contro la realtà della stragrande maggioranza delle donne"

ROMA – "La pubblicità influenza le donne in particolare, in quanto genere subalterno. E le donne disabili sono doppiamente discriminate perché subiscono anche il processo di "interiorizzazione" che, storicamente, l’Occidente ha portato avanti nei confronti delle persone con un aspetto diverso". A riflettere sul potere della pubblicità nella vita delle donne disabili è Laura Corradi, docente di Studi di genere all’Università della Calabria e autrice di un saggio pubblicato nel 2012 da Ediesse: Specchio delle sue brame. Analisi socio-politica delle pubblicità: genere, classe, razza, età ed eterosessismo. L’intervista alla sociologa è pubblicata sul mensile "SuperAbile Magazine", edito dall’Inail, nell’inchiesta di marzo tutta dedicata ai diritti delle donne con disabilità, di cui viene data un’anticipazione.

Qual è l’impatto della pubblicità sulle donne disabili?
La pubblicità dà un’idea di norma, di bellezza e di prestanza fisica che è un insulto per tutte le donne e lo è doppiamente per le donne con disabilità. Queste ultime, infatti, sono escluse in partenza rispetto a un ideale di bellezza talmente lontano e irreale da cozzare contro la realtà della stragrande maggioranza delle donne.

C’è modo di scalfire la forza di questo modello?
Negli ultimi mesi tante cose sono cambiate: nel mondo della pubblicità sono comparse persone più "normali". Come cinque ex top model degli anni Ottanta reinserite nel mercato pubblicitario per reclamizzare creme di bellezza. Sono donne non più giovani, che io trovo assolutamente appropriate per la pubblicità di prodotti di bellezza destinati a chi è avanti con gli anni.

Alcune donne disabili cercano di essere protagoniste nella pubblicità e nella moda. Che ne pensa?
Accanto alla lotta per i diritti sociali e civili, esiste anche una lotta per i diritti cosiddetti simbolici. Non è indecente che una donna disabile porti una scollatura o una minigonna. Un tempo le persone con disabilità venivano chiuse in casa, mentre oggi possono viaggiare, fare politica, lavorare. Domani potranno girare in bikini e nessuno troverà oscena l’esposizione della loro "difformità" rispetto a una norma sempre meno tale. Quindi ben venga il giorno in cui una casa di cosmetici deciderà di avvalersi di una donna disabile per reclamizzare un profumo. Tuttavia, non penso che si tratti di un focus prioritario. Ci sono battaglie più urgenti da portare avanti, come quelle per il lavoro, per l’istruzione e contro gli stereotipi dominanti.

Fonte: Superabile.it

08/03/2013