In strada con la sedia a ruote, multa di 25 euro

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Una riflessione a partire dall’esplorazione dell’universo illimitato e delle sue stelle, per arrivare all’esperienza del limite che tanto ha a che fare con la disabilità. Con il senso dell’ignoto che ci avvolge

"Siamo fatti dello stesso materiale di cui sono fatte le stelle". Poesia o verità scientifica? Bisognerebbe chiederlo all’astrofisica Margherita Hack, fiore all’occhiello della ricerca italiana, che di questa ormai celebre frase ha fatto la sua firma.

Una frase che mi è tornata in mente in queste sere d’estate, ora che la magica notte di San Lorenzo si avvicina e il mondo se ne sta con il naso all’insù, aspettando di scorgere la scia di qualche stella cadente a cui affidare i desideri più segreti o facendo a gara a chi ne vede prima e di più. Margherita, che oggi dal suo cielo ci guarda, l’ho incontrata qualche anno fa sul palco del Politeama di Prato, con lei e il dottor Marco Armellini ospite dell’incontro "La mia buona stella", condotto dal giornalista Federico Taddia e promosso dall’Associazione Il Geranio. Ma che cosa c’entrano, vi chiederete, le stelle e l’Universo con la disabilità?

Ha a che fare con il concetto e l’esperienza del limite, con la sua scoperta e la sua condizione in sé e per sé.

L’Universo, ci raccontava infatti Margherita, è illimitato mentre la disabilità, aggiungo io, è limitata.

Su questo abbiamo duettato per due ore di fronte a cinquecento ragazzi, gli studenti della Provincia di Prato, esplorando i confini e le contaminazioni tra scienza e quotidianità per scorgerne similitudini inaspettate.

La disabilità infatti ci pone sempre a confronto diretto con limiti non solo immaginari ma fisici e concreti e allo stesso tempo con un altro concetto che con l’Universo ha molto a che fare…Sto parlando dell’ignoto , di ciò, ovvero, che ci appare lontano, sconosciuto e inaspettato. Eppure, pensateci, l’ignoto è anche un concetto estremamente affascinante che implica immaginazione, scoperta e la capacità di lasciarsi andare. Ci vuole coraggio per gettarsi in quello che a prima vista può apparire un buco nero senza uscita ma quando lo facciamo ci scopriamo senza forza di gravità, proprio come gli astronauti in missione nello spazio.

Bisogna guardare in alto, alle stelle per conoscere l’immensità di noi stessi e dell’altro. E voi, quanto guarderete le stelle in queste notti d’agosto? Scrivete a claudio@accaparlante.it o sulla mia pagina facebook.

Fonte: Superabile.it

19/07/2013