Il ministro del Lavoro Enrico Giovannini, in occasione della Conferenza nazionale sulle politiche per la disabilità che si è svolta a Bologna lo scorso luglio, ha annunciato l’impegno del governo per l’istituzione della figura del disability manager nel nostro Paese, quale interlocutore professionale che faciliti l’incontro tra i bisogni dei cittadini e i servizi messi a disposizione dalle istituzioni. «Nel ministero – ha precisato Giovannini – non abbiamo un disability manager, ma poiché stiamo per riorganizzarlo proverò a incontrare le strutture interne, ma anche Inps e Inail, per vedere cosa possiamo fare al nostro interno ». Il ministro ha poi sottolineato che anche gli altri dicasteri «possono fare lo stesso» per studiare come introdurre questa nuova figura che si occupi delle persone disabili e delle loro problematiche».
Ma chi è il disability manager? La storia di questa figura professionale prende consistenza nel 2009, quando viene introdotta nel Libro bianco su accessibilità e mobilità urbana a cura del tavolo tecnico istituito tra Comune di Parma e ministero del Lavoro e delle politiche sociali. L’anno successivo l’Università cattolica di Milano istituì, nella facoltà di Scienze della formazione, il primo corso per questa nuova figura il cui compito è quello di sostenere nella vita di ogni giorno chi non ha o ha perso la propria autonomia. L’abbattimento di ogni barriera, fisica e culturale, è spesso un’ottima intenzione che rimane sulla carta, o che si scontra con la frammentarietà delle politiche sociali e l’assenza – nella maggior parte dei casi – di un piano integrato di accessibilità reale da parte di tutti i cittadini ai beni e ai servizi. Il disability manager opera per mettere in rete le professionalità che lavorano già nelle amministrazioni locali, per favorire la piena esigibilità dei diritti, il coordinamento socio-sanitario, l’assistenza alle famiglie, l’integrazione scolastica, l’inserimento lavorativo, il turismo accessibile.
La disponibilità del ministro Enrico Giovannini all’introduzione di tale figura professionale nell’ambito dell’apparato dello Stato – che conta attualmente più di 7mila dipendenti con disabilità all’interno dei ministeri – ha dato il via a un programma attuativo che, oltre al mondo delle associazioni, coinvolge anche enti – quali l’Inail – che intendono favorire la massima integrazione delle persone disabili dipendenti dall’Istituto o della generalità dei cittadini disabili e delle loro famiglie che fruiscono dei servizi targati Inail.
Partecipazione: anche il mondo ecclesiale s’interroga. La Chiesa apre le porte alle persone con disabilità non solo come fratelli e sorelle da assistere e da amare, ma come fedeli che possano entrare a pieno titolo nella comunità dei credenti: ricevendo i sacramenti e partecipando con le loro particolari esigenze alla vita quotidiana delle parrocchie. La fede accessibile è al centro dell’inchiesta che SuperAbile Magazine ha voluto proporre ai suoi lettori questo mese. Partendo dalla convinzione che la democrazia si misura innanzitutto attraverso la possibilità di ciascuno di prendere parte a ogni singola manifestazione della vita civile, sociale, culturale e religiosa della propria comunità di riferimento. Nelle pagine successive un’intervista al senatore Luigi Manconi, divenuto da qualche anno ipovedente. Poi l’esperienza di Ortigami, un orto sociale accessibile nato a Napoli dalla volontà dell’associazione Friarielli ribelli. E la testimonianza di Silvia Di Maria, campionessa paralimpica di tennis e canottaggio. Ma anche il reportage dell’Unicef sui bambini disabili nel mondo, i benefici dello shiatsu e, come sempre, tanti libri, film, festival e spettacoli. A cominciare dalla compagnia australiana del Back to Back Theatre, interamente formata da persone “percepite” come disabili, che sta portando un fortunato spettacolo in giro per il mondo: la visionaria storia del dio indiano Ganesh che torna in Germania a riprendersi il simbolo indù della svastica.
Fonte: Superabile.it
04/10/2013