Nasce Marioway, sedia a ruote che sposa bellezza e tecnologia

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A 5 anni dalle Linee guida del Ministero per il superamento delle barriere architettoniche nei luoghi di interesse artistico

Siti archeologici, scaloni monumentali di palazzi o scalinate di chiese, viuzze strette dei centri storici: luoghi il più delle volte “vietati” per le persone con disabilità motorie o di altro tipo. Indicazioni pratiche su come renderli accessibili, nel rispetto della loro conservazione, sono contenute nelle «Linee guida per il superamento delle barriere architettoniche nei luoghi di interesse culturale», emanate nel 2008 dal Ministero dei Beni e delle attività culturali e rivolte principalmente a professionisti quali architetti, ingegneri, restauratori, funzionari di pubbliche amministrazioni. Ma, a cinque anni di distanza, a che punto è la loro applicazione? Se ne è discusso nei giorni scorsi a Roma, nel corso di un incontro organizzato dallo stesso Ministero, che ha coinvolto alcuni degli esperti che hanno contribuito alla redazione delle Linee guida.

ANCORA MOLTO DA FARE – «Negli ultimi anni sono stati fatti progressi nel rendere accessibili i beni culturali, ma resta ancora molto da fare – afferma Stefano D’Amico, direttore del Servizio Tutela del Patrimonio architettonico del Ministero -. Per esempio, in alcuni casi gli stessi uffici periferici del Ministero ancora non lo sono». È solo a partire dalla fine degli anni ‘80 che la disciplina del restauro ha iniziato a confrontarsi col tema delle barriere architettoniche in seguito all’approvazione della legge n. 13/‘89 e del suo regolamento di attuazione. Un ulteriore impulso, poi, c’è stato con la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità.

PROGETTARE PER TUTTI – «Al di là della semplice ottemperanza delle norme, sta crescendo la sensibilità sull’accessibilità – sottolinea D’Amico -. Ma, se in una nuova costruzione è un requisito ormai quasi acquisito nell’ottica di “progettare per tutti”, nel caso di strutture e siti di interesse culturale già esistenti, invece, gli interventi sono più impegnativi e devono confrontarsi con la conservazione dei beni culturali – ricorda il dirigente dl Ministero -. Le soluzioni, però, possono essere trovate nell’ambito di un “accomodamento ragionevole” come dimostra, per esempio, l’eliminazione dei dislivelli ai giardini di Villa d’Este a Tivoli».

STRUMENTI ADEGUATI – «È necessario puntare di volta in volta su interventi idonei a garantire la migliore accessibilità a quel determinato sito, tenendo conto della sua specificità – aggiunge Giovanni Carbonara, direttore della Scuola di specializzazione in beni architettonici e del paesaggio dell’Università La Sapienza di Roma -. Per esempio, mettere un ascensore nella torre di Pisa non è possibile, occorre allora studiare altre soluzioni per rendere fruibile quel bene».

Fonte: Corriere.it

08/01/2014