Marina Vitone, insegnante pugliese, ha scelto di vivere a Casarano, dove ha trovato un centro diurno per il figlio. Ma lavora a Taranto, che dista 150 chilometri. Ha chiesto il trasferimento, ma non l’ha ottenuto. A nulla è servito l’appello a Napolitano e Carrozza
ROMA – Un diario su Facebook, per raccontare ogni giorno il suo calvario: una forma di protesta silenziosa, "in attesa che mi venga qualche altra idea, perché per il momento non so davvero che fare". Abbiamo raccontato a ottobre scorso la vicenda di Marina Vitone: un figlio con una grave forma di autismo, la scelta del trasferimento da Taranto a Casarano, a 150 km di distanza, perché "solo lì abbiamo trovato un centro diurno in grado di offrire a Michele il sostegno e gli stimoli di cui ha bisogno"; un anno di aspettativa dal suo lavoro di insegnante, con la speranza, quasi la certezza, di ottenere il trasferimento, in virtù del diritto all’avvicinamento sancito dalla legge 104/92. L’attesa notizia però non arriva: "i posti non ci sono", dichiara l’Ufficio scolastico regionale. E a nulla serve la disponibilità di Marina, insegnante alla scuole superiori, ad accettare eventualmente anche un lavoro amministrativo. Così, inizia il calvario: il lavoro a 150 km di distanza, due ore alla guida della sua auto per andare al lavoro e altre due per tornare. "Giusto in tempo per riprendere Michele alle 16.30, dopo aver fatto rapidamente la spesa e aver preparato la cena perché con lui a casa non posso distrarmi un attimo: è iperattivo, non ha coscienza del pericolo e deve essere controllato a vista. Anche mio marito lavora a Taranto: siamo costretti ad alternarci: quando lui è fuori, ci sono io. Abbiamo un appartamento in Affitto a Taranto, dove dormiamo a turno. Non ci incrociamo mai". Martina si è rivolta anche al ministro Carrozza e perfino al presidente Napolitano, per rivendicare il suo diritto e invocare una soluzione. Sono trascorsi 4 mesi ma nulla è cambiato. "A gennaio ho dovuto prendere un mese di aspettativa, perché ero sull’orlo dell’esaurimento: scoppiavo a piangere all’improvviso, soffrivo di crisi di panico. Ora, sono dovuta tornare al lavoro ma non vedo soluzioni all’orizzonte".
Così, Marina ha deciso di sperimentare questa nuova forma di protesta: "Scrivo quello che vivo – ci racconta – tutti i tragitti che faccio e gli ostacoli che incontro. Perché lo faccio? Perché non so più cosa fare. Ma anche perché spero che qualcuno raccolga il mio appello, dopo aver compreso la situazione". I brevi appunti di Marina sono tratti significativi del quadro delle sue giornate: giornate che " quando sono fortunata, iniziano alle 5, perché a quell’ora si sveglia Michele. Ma spesso si sveglia alle 3 e per lui è pieno giorno: allora devo iniziare a giocare con lui, che magari mi strappa i capelli, in segno di affetto, stare attenta a ogni suo passo, seguire le ogni sua mossa". La settimana di Marina è perfettamente organizzata, ma quest’organizzazione costa cara, dal punto di vista psicologico e sociale: "Il preside della scuola mi è venuto incontro con l’orario: due volte a settimana lavoro dalle 11 alle 13, quindi ho il tempo di lasciare Michele al centro diurno alle 9 e poi partire. Altri 3 giorni lavoro 5 ore, dalle 8,30: in quel caso, dormo a Taranto la sera precedente. Paghiamo un doppio affitto, ma non possiamo fare diversamente: quando non dormo a Taranto io, ci dorme mio marito. Quando io parto da Casarano verso Taranto, lui si muove nella direzione opposta. Non ci incrociamo quasi mai. Ovviamente abbiamo due auto: solo io spendo 20 euro al giorno di benzina. Quando arrivo a fine mese, non ho un soldo in tasca". Eppure, Marina non tornerebbe indietro: "a Taranto Michele non stava bene, il centro diurno non gli offriva l’assistenza adeguata. Qui a Casarano sta facendo enormi progressi, quindi non mettiamo in discussione la nostra scelta, anche se costa grandi sacrifici".
Il diario di Marina è iniziato il 3 febbraio: "Si inizia a viaggiare", scrive Marina alle 9 del mattino. E il giorno successivo, la mattina presto: "Sono a Taranto. Oggi cinque ore di lezione poi partenza per Casarano per giocare con Michele". Quindi, il pomeriggio: "Arrivata a Casarano, preparo la cena e vado a prendere il mio amore Michele". Ieri mattina, un appunto all’alba: "Sono a Casarano. Michele si è svegliato alle cinque. Alle 9 porto Michele al centro e parto per Taranto. Dalle 11 alle 13 lezione, poi si riparte per Casarano". E il pomeriggio: "Spesa al supermercato preparo la cena e vado a prendere Michele". Stamattina, Michele si è svegliato ancora prima: "Giorno libero. Michele si sveglia alle 3.20. Giochiamo sino alle 9 poi l’accompagno al centro, subito dopo parto per Taranto, dove pernotterò visto che venerdì ho la prima ora di lezione alle ore 8.00". Ci sono anche delle foto, stamattina: i giochi di Michele, in piena notte. "Lancia l’orso Giulietta sull’armadio e poi lo riprende – spiega la mamma nella didascalia – Per prendere Giulietta utilizza le mani come nella foto o una piccola mazza o salendo sul letto o arrampicandosi all’armadio": E poi: "Tra un gioco e l’altro una tirata di capelli per dire ‘mamma ti voglio bene’".
Fonte: Superabile.it
10/02/2014