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Le emozioni positive non solo incrementano le risorse fisiche, intellettive e sociali, ma sono anche implicate nel migliorare lo stato di benessere della persona.

Per esempio, se le esperienze emotive positive ampliano gli scopi del sistema cognitivo e favoriscono un modello di pensiero più creativo e flessibile, allo stesso tempo facilitano la capacità di far fronte agli stress e alle avversità della vita quotidiana.

La psicologia ingenua talvolta scambia, erroneamente, alcune forme di piacere sensorio come la soddisfazione sessuale o la sazietà della fame, per emozioni positive, poiché con queste hanno in comune la sensazione di un piacere soggettivo e perché spesso emozioni e piaceri co-occorrono. Ad esempio la gratificazione sessuale è spesso racchiusa in una relazione d’amore. Tuttavia, le emozioni differiscono dai piaceri in quanto le prime richiedono una valutazione cognitiva del significato attribuito agli eventi perché possano avere inizio.

Ma a che cosa servono le emozioni positive?

La funzione principale di tutte le emozioni positive è stata identificata nel facilitare i comportamenti di avvicinamento (Cacioppo, Priester & Berntson, 1993; Davidson, 1993; Frijda, 1994) e nel aumentare il livello di motivazione a portare a termine un’azione (Carver & Scheier, 1990; Clore, 1994). L’esperienza emotiva positiva è dunque utile, in quanto sprona a impegnarsi e a prendere parte a delle attività, la maggior parte delle quali sono evolutivamente adattive per l’individuo, per la sua specie o per entrambi.

Secondo Fredrickson (1998; 2001), invece, le emozioni positive possiedono una duplice funzione: a breve termine contribuirebbero ad ampliare il repertorio del pensiero finalizzato all’azione, aumentando l’elenco delle possibili azioni o dei possibili pensieri e, a lungo termine, costruirebbero e rafforzerebbero le proprie risorse personali. La gioia, ad esempio, è un’emozione che crea il bisogno di ridurre i limiti, di ‘giocare’ e di essere creativi, esigenze che non riguardano solo i comportamenti sociali o fisici, ma anche quelli intellettuali e artistici. L’emozione positiva dell’interesse, invece, crea la spinta a esplorare, a raccogliere informazioni e a fare nuove esperienze. La contentezza, a sua volta, crea l’esigenza di rilassarsi e di gustarsi le circostanze della propria vita, integrandole con una nuova visione del sé e del mondo (Fredrickson, 2002).

In contrasto con le emozioni negative, che portano immediati e diretti benefici all’adattamento alle diverse situazioni che minacciano la sopravvivenza, l’ampliamento nel repertorio dei pensieri e delle azioni attivato dalle emozioni positive produce benefici in altre modalità. In particolare il nuovo repertorio allargato avvia dei benefici indirettamente e a lungo termine, poiché è in grado di costruire delle risorse personali durature.

Ad esempio, il gioco, a cui si è spinti dall’emozione della gioia, permette innanzitutto la costruzione di risorse fisiche durature (Boulton & Smith, 1992; Caro, 1988), rende inoltre possibile l’ampliamento delle risorse sociali e della propria rete di sostegno (Lee, 1983; Simons, McCluskey-Fawcett & Papini, 1986) e costruisce infine anche risorse intellettive, incrementando i livelli di creatività e alimentando lo sviluppo cerebrale (Sherrod & Singer, 1989; Panksepp, 1998).

Quel che ne risulta è che le risorse personali che insorgono grazie agli stati emotivi positivi, sono durevoli e, di conseguenza, anche gli effetti incidentali delle emozioni positive contribuiscono a incrementare le risorse personali di chi le prova. Dunque, attraverso le esperienze emotive positive, le persone trasformano sé stesse, divenendo più creative, maggiormente informate, resilienti, socialmente integrate e in buona salute (Fredrickson, 2002).

Da alcune ricerche (Basso, Schefft, Ris & Dember, 1996) condotte in laboratorio, poi, è emerso che i tratti legati alle emozioni negative, come ansia e depressione, predicono una tendenza locale coerente con un fuoco attentivo ristretto, mentre i tratti emotivi positivi, come il benessere soggettivo e l’ottimismo predicono una tendenza globale connessa con un fuoco attentivo allargato.

Testando gli effetti degli stati positivi sugli aspetti di natura cognitiva, è emerso che le emozioni positive producono modelli di pensiero che sono flessibili (Isen & Daubman, 1984), non usuali (Isen, Johnson, Mertz & Robbinson, 1985), creativi (Isen, Daubman & Nowicki, 1987) e ricettivi (Estrada, Isen & Young, 1997), comportamenti maggiormente creativi (Isen et al., 1987) e azioni più varie (Kahn & Isen, 1993).

Inoltre, le emozioni positive non solo incrementano le risorse fisiche, intellettive e sociali, ma sono anche implicate nel migliorare lo stato di benessere della persona. Per esempio, se le esperienze emotive positive ampliano gli scopi del sistema cognitivo e favoriscono un modello di pensiero più creativo e flessibile, allo stesso tempo facilitano la capacità di far fronte agli stress e alle avversità della vita quotidiana.

Infatti, si è riscontrato che le persone che hanno provato emozioni positive durante un lutto sono riuscite più facilmente a sviluppare programmi e obiettivi da raggiungere a lungo termine, che per di più prevedevano un benessere psicologico maggiore un anno dopo il lutto (Stein, Folkman, Trabasso & Richards, 1997). Questi riscontri hanno confermato, ancora una volta, che le emozioni positive non solo fanno stare bene le persone nel momento contingente, ma incrementano anche la probabilità che le persone stiano bene in futuro.

Infine, occorre concludere che gli effetti delle emozioni positive consisterebbero non solo nella creazione di una condizione di benessere, di sicurezza e di adattamento, ma servirebbero anche ad inibire gli effetti nefasti prodotti dalle emozioni negative.

Fonte: Stateofmind.it

28/02/2014