Uno scivolo costa meno di un’ernia al disco

Uno scivolo costa meno di un’ernia al disco

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I bambini ad alto potenziale (gifted) sono soggetti con bisogni speciali e in Italia si contano 400 mila alunni. Si tratta di una percentuale del 5% della popolazione studentesca che si differenzia dagli altri minori perché impara più velocemente o precocemente. Ma non è tutto positivo

ROMA – I bambini ad alto potenziale (gifted) sono soggetti con bisogni speciali e in Italia si contano 400 mila alunni. Si tratta di una percentuale del 5% della popolazione studentesca che si differenzia dagli altri minori perché impara più velocemente, precocemente e in modo qualitativamente differente. Eppure alcuni di loro possono avere, in uno o più campi, un disturbo dell’apprendimento o sviluppare patologie come la depressione, vivere il disagio provocato "dall’underachievement", dal perfezionismo e dallo stress connesso al loro sviluppo asincronico. L’Istituto di Ortofonologia (IdO) di Roma, per sostenere una crescita armonica di questi individui e predisporre adeguati interventi didattici di supporto, ha promosso un tavolo tecnico nei giorni scorsi a Roma, per presentare e analizzare con i professionisti del settore le problematiche relative all’individuazione e alla valutazione dei "bambini brillanti".

"Apparentemente sembra una beffa – precisa Federico Bianchi di Castelbianco, direttore dell’IdO – poiché nonostante questi bambini abbiano una capacità di elaborazione elevata, poi non si sentono capiti e rispondono distaccandosi dal gruppo classe. Loro vivono un disagio indotto da noi adulti. Per questo motivo – prosegue lo psicoterapeuta dell’età evolutiva – dobbiamo dare vita a campagne di sensibilizzazione e promozione nelle scuole, così da stilare un programma che tenga conto di questa realtà e che tuteli questi bambini".

Sono numerosi i miti che "circondano il mondo dei ‘minori speciali’ e primo fra tutti l’idea che il bambino ad alto potenziale non abbia bisogno di supporto perché, grazie alla sua dotazione intellettiva, riuscirà a sviluppare le sue capacità da solo. Paradossalmente il ‘dono’ non porta solo gioie e felicità ma anche pericolo, ansia, disappunto", spiega Maria Assunta Zanetti, responsabile dello staff scientifico di Labtalento, il Laboratorio di ricerca e intervento per lo sviluppo del potenziale, del talento e della plusdotazione dell’università di Pavia che collabora con le scuole per riconoscere e valutare il potenziale dei ragazzi iperdotati.

La docente universitaria ha illustrato al seminario IdO, insieme agli esponenti dell’associazione nazionale di supporto della plusdotazione Step-net Onlus, le strategie da mettere in atto per supportare questi bambini sia nel contesto scolastico, attraverso una formazione specifica degli insegnanti, che in quello familiare, a sostegno dei genitori. "Abbiamo molti minori che vengono da noi a Pavia ma che provengono da diverse Regioni d’Italia – afferma la psicologa – cerchiamo di trovare dei collaboratori su Roma".

Il mondo della scuola "deve andare oltre questi falsi miti per documentarsi, formarsi e progettare percorsi di sostegno agli apprendimenti e allo sviluppo di questi piccoli allievi – aggiunge Zanetti – l’avere un’intelligenza molto sviluppata o un talento particolare non significa necessariamente avere successo come individuo nella vita, negli apprendimenti e nelle relazioni. La loro spiccata accelerazione intellettiva non rispecchia le capacità di giudizio e la maturità emotivo-relazionale. La loro esperienza emotiva è molto più intensa del comune e a volte possono provare emozioni così forti – conclude – che vanno ad intralciare e compromettere i processi di elaborazione sottesi alla performance".

Fonte: Superabile.it

04/03/2014