Vuoi la carrozzina? Rendici il deambulatore!  Usi e abusi degli ausili

Vuoi la carrozzina? Rendici il deambulatore! Usi e abusi degli ausili

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I ragazzi cerebrolesi sono più abili nella corsa che nella camminata, mentre quelli con autismo trovano difficoltà nel correre verso la porta con la palla al piede: uno studio dell’Irccs Santa Lucia per migliorare le abilità sociali attraverso lo sport. E trasportarle anche nelle altre discipline

ROMA – I bambini con paralisi cerebrale si muovono meglio quando corrono che quando camminano: è solo una delle scoperte in arrivo dai laboratori della Fondazione Santa Lucia, che da tre anni porta avanti il progetto di ricerca "Caress" (from Childhood to Adulthood: Rehabilitation and Enabling Sport for Sociability"). Oggetto dello studio è il monitoraggio dell’attività fisica svolta dai ragazzi disabili durante l’attività sportiva, attraverso lo studio diretto sul campo e con l’aiuto di piccoli sensori fissati al tronco degli atleti, per valutarne le prestazioni durante gli allenamenti. Il progetto, avviato dai ricercatori dell’Istituto Marzo Iosa e Augusto Fusco, ha trovato il sostegno sia della provincia di Roma sia della Totti Soccer School, la scuola calcio fondata dalla famiglia del capitano giallo-rosso. Presso la stessa scuola, da anni sono infatti attivi corsi di calcio integrato, che hanno offerto quindi il contesto di osservazione necessario ai ricercatori.

Ma quali sono i risultati finora emersi? Alcune scoperte, che possono avere una fondamentale ricaduta in termini di integrazione sociale, sono state recentemente pubblicate sulla rivista scientifica internazionale Neuropediatrics. Prima di tutto, i movimenti dei bambini con paralisi cerebrale appaiono più armoniosi durante la corsa piuttosto che nella normale camminata. I ricercatori hanno quindi ipotizzato che la corsa possa essere un "pattern locomotorio ancestrale": di qui, la facilità con cui i bambini cerebrolesi, al pari di tutti gli altri bambini, trovano particolare facilità e divertimento in questa attività.

In secondo luogo, proprio in questi giorni, su "Human Movement Science" è stato pubblicato un altro studio frutto di questo progetto. Si tratta, in questo caso, di ragazzi con sindrome di Down, autismo o altri disturbi pervasivi dello sviluppo: le maggiori differenze, rispetto agli altri atleti, emergono nella corsa verso la porta con la palla tra i piedi. In particolare, i ragazzi con sindrome di Down mostravano maggiori accelerazioni nell’asse verticale, ovvero una corsa fatta a gambe più rigide. I ragazzi con autismo invece mostravano maggiori instabilità sul piano orizzontale: la difficoltà principale, per loro, è correre in linea mantenendo al tempo stesso l’attenzione verso la porta. Differenze minori o addirittura irrilevanti si sono osservate invece nella camminata o nella semplice corsa. Una volta emerse tali diversità durante l’allenamento con la palla, è stato possibile per lo staff tecnico lavorare per correggere questi difetti e quindi migliorare le prestazioni dei giovani atleti. Un lavoro, questo, che può aver importanti ricadute anche oltre l’ambito sportivo: la capacità di correre in linea mantenendo l’attenzione sull’obiettivo, potrebbe per esempio aiutare i ragazzi autistici in tutte quelle situazioni chiamate "dual tasking", in cui devono compiere due compiti in contemporanea: come ad esempio scrivere mentre si ascolta un professore parlare, o attraversare la strada mentre si guarda se arrivano macchine. Compito particolarmente complesso per un ragazzo con autismo. Ma in cui lo sport può rivelarsi prezioso alleato.

Fonte: Superabile.it

06/03/2014