Costretti a dipendere da una macchina per vivere, già fragili e provati, i dializzati devono a volte affrontare ostacoli anche nel mondo del lavoro, nonostante le norme a tutela delle persone con disabilità. «Conciliare i tempi della dialisi con quelli del lavoro non è semplice, perché non sempre è possibile accordarsi con il Centro di cura per pianificare il turno che meglio si adatta ai propri obblighi lavorativi», spiega Giuseppe Vanacore, consulente di Aned, l’Associazione nazionale dei dializzati e trapiantati». «Complice la crisi economica, in quest’ultimo periodo stanno aumentando le pressioni dei datori di lavoro che chiedono ai dializzati (oltre il 22% è ancora in età lavorativa) di scegliere il part time, o di mettersi in malattia. Viene disattesa così la Legge n. 104 del ’92». In base alle norme in vigore, il dializzato che lavora può usufruire delle agevolazioni previste per i lavoratori con disabilità grave: ha diritto a due ore giornaliere oppure a tre giorni mensili (frazionabili in sei mezze giornate) di permesso retribuito a carico dell’ente previdenziale. La dialisi, però, si fa di solito tre volte a settimana e, una volta esauriti i permessi previsti dalla Legge 104, per poter fare la terapia occorre prendere le giornate di malattia, che comunque danno diritto alla relativa indennità, a seconda dei contratti collettivi di categoria. C’è, però, un limite. «Si fa presto a superarlo se, ogni volta che il dipendente deve fare la dialisi, il datore di lavoro gli chiede di prendere la giornata di malattia invece del permesso previsto dalla Legge 104 sottolinea Vanacore . E se si va oltre il cosiddetto "periodo di comporto", cioè il massimo delle assenze per malattia che un lavoratore può cumulare, si ha prima una riduzione di stipendio, e poi si rischia il licenziamento». Ma come ci si può tutelare? «Purtroppo la gravità di alcune patologie non trova riconoscimento a livello legislativo. Ma spesso non si conoscono nemmeno le tutele previste dalle norme già in vigore per i lavoratori con disabilità grave», sottolinea Giuseppe Vanacore. «Le aziende, per esempio, sono poco informate sugli sgravi del costo del lavoro legati all’assunzione di persone con disabilità (Legge n. 68 del 1999, "Norme per il diritto al lavoro dei disabili"). Rimane comunque fondamentale la ricerca del dialogo coi datori di lavoro: spesso potrebbero impiegare il lavoratore in dialisi in mansioni meno gravose, o in orari compatibili con quelli delle sedute. Con risparmi anche sui costi della mancata produttività».
Fonte: Il Corriere della Sera.it
13/03/2014