UDINE. La sclerosi multipla è una malattia purtroppo in aumento e anche il Friuli Venezia Giulia è una zona ad alta incidenza. IlCentro sclerosi multipla, che fa parte della struttura operativa complessa di Neurologia dell’Azienda ospedaliero-universitaria di Udine, registra due nuove diagnosi al mese, con una distinzione di genere importante. «Ad oggi – spiega la responsabile del Centro, Daniela Cargnelutti – sappiamo che il rapporto donne-uomini è di 3 a 1, la fascia d’età più colpita è quella tra 20 e 50 anni ma ci sono anche diagnosi in età precoce e quindi infantile. Al momento seguiamo circa 800, 900 pazienti con terapia immonumodulante, con terapia di seconda linea e i pazienti che vengono da fuori».
Dati che sono emersi sabato scorso, al convegno "Aggiornamenti sulla ricerca nella sclerosi multipla", organizzato dal Coordinamento regionale dell’Aism (Associazione italiana sclerosi multipla) in occasione della Settimana nazionale dedicata a questa patologia. Tra i temi trattati, l’accesso alle nuove cure e i nuovi farmaci sono stati oggetto della relazione della Cargnelutti, che ha ricordato come in questo momento la sclerosi multipla sia una delle malattie per le quali, assieme a quelle oncologiche, ci sono maggiore fermento e maggiori risultati grazie a una ricerca che dura da molti anni. «Ci saranno nuove strategie di trattamento che ci consentiranno di personalizzare sempre di più la terapia per il paziente, dato che non tutti rispondono o tollerano allo stesso modo i farmaci e quindi avere maggiori armi a disposizione è un grande vantaggio».
Naturalmente si parla di farmaci innovativi ad alto costo e «in questa situazione storica, economica, politica e sociale questo è un aspetto anche etico da prendere in considerazione, sono farmaci frutto di una ricerca costosa e quindi costeranno molto come costano molto i farmaci che già abbiamo a disposizione». Oggi, infatti, si va dai mille euro al mese a paziente per le terapie di prima linea, fino a 1600 per quelle di seconda linea, ovvero quelle più efficaci ma anche con maggiori rischi. Moltiplicato per centinaia – considerando che in regione ci sono circa 1300 pazienti in trattamento (molti risiedono in provincia di Pordenone) – è un costo importante.
A Udine, inoltre, sta per partire la sperimentazione del metodo Zamboni, il docente universitario di Ferrara che ha scoperto una correlazione tra sclerosi multipla e insufficienza venosa cronica cerebrospinale. Anche la vedova di Luciano Pavarotti, Nicoletta Mantovani, ha seguito il metodo e si è sottoposta a un intervento in agioplastica per disostruire le vene del collo. A Udine il reclutamento dei pazienti dovrebbe essere previsto entro la fine di marzo 2015.
Fonte: Il Gazzettino
03/06/2014