PESCARA. Disabili e politici lo hanno definito “uno scandalo nello scandalo”. Perché non bastavano i pali al centro dei marciapiedi, gli scivoli oltre la pendenzamassima prevista dalla legge e i gradini in corrispondenza delle fermate del Filò. Persino il percorso tattile per ciechi e ipovedenti lungo la Strada parco (dai Grandi alberghi di Montesilvano alla stazione centrale di Pescara), costruito una volta, poi smontato e sistemato a margine della banchina stradale, non risponde alle norme sull’abbattimento delle barriere architettoniche. La dimostrazione pratica di ieri mattina lungo l’ex tracciato ferroviario che dovrà ospitare il passaggio del filobus, mette in moto una sollevazione unanime dei consiglieri comunali di destra e sinistra in difesa del diritto alla mobilità delle categorie più svantaggiate. Una battaglia, promossa dall’associazione Carrozzine determinate, presieduta da Claudio Ferrante, che per la prima volta trascende da bandiere e divisioni tra partiti. L’obiettivo, come confermano i presidenti delle due commissioni Francesco Pagnanelli (Grandi infrastrutture e mobilità) e Antonio Natarelli (Politiche sociali) durante il sopralluogo, è andare oltre il gioco del rimpallo di responsabilità tra Comune, Regione e Gtm, in modo da individuare i responsabili dell’ennesimo intervento correttivo errato e costringerli a pagare per gli errori commessi. «Questo è uno scandalo scoppiato da anni, hanno costruito chilometri di barriere architettoniche», denuncia Ferrante, «ma adesso ci sentiamo presi in giro». La contestazione dei disabili prende di mira gli ultimi lavori di adeguamento della Strada parco al passaggio di Filò, eseguiti in subappalto dalla Balfour Beatty. Si tratta del sistema Loges per i pavimenti tattili, costruito per adeguare il tracciato alle prescrizioni sull’abbattimento delle barriere architettoniche imposte all’ente appaltante Gtm dal comitato regionale Via (Valutazione d’impatto ambientale). Ma né il primo intervento e né le modifiche successive rispondono all’esigenza di mobilità e autonomia di ciechi e ipovedenti. «Siamo palesemente fuori legge», protesta Ferrante facendo riferimento al decreto ministeriale 236 del 1989 e successive modifiche, «questo è uno sperpero di denaro pubblico, quello che hanno costruito è un pericolo per i non vedenti». All’altezza della fermata del filobus, in corrispondenza di via Cadorna, il percorso sensoriale e percettivo per i non vedenti è costituito da una doppia fila di betonelle gialle con pallini in rilievo, in precedenza sistemata a metà del marciapiede e solo di recente spostata verso il margine esterno. «Nel linguaggio dei non vedenti corrisponde a un codice di attenzione», ammonisce Ferrante, «indica un pericolo. La Gtm forse non conosce le norme: il codice esatto dovrebbe essere rettilineo, in maniera da consentire a chi si muove accompagnato da un bastone di procedere senza sbandare. Inoltre mancano gli indicatori del punto esatto delle fermate. Anche un bambino capisce che questo non è sufficiente e non può essere sistemato al margine del marciapiede». La dimostrazione pratica successiva conferma i dubbi. Tre consiglieri comunali, Pagnanelli, Natarelli e Massimo Pastore (Ncd) vengono bendati per provare a camminare lungo il percorso tattile. «Faremo la nostra battaglia con le Carrozzine determinate», assicura Pagnanelli, «la prossima settimana convocheremo Camillo D’Alessandro in commissione in rappresentanza della Regione e, successivamente, il presidente della Gtm Michele Russo. Chiederemo di acquisire il progetto per l’abbattimento delle barriere architettoniche e di conoscere i costi: chi ha sbagliato dovrà pagare.
Fonte: Il Centro.it
23/01/2015