Da un recente studio, condotto presso la Clemson University, in collaborazione con i ricercatori dell’Indiana University e del Centerstone Research Institute, è tuttavia emerso come queste nuove tecnologie possano essere molto utili anche nel trattamento della malattia mentale.
Smartphone e cellulari sono diventati ormai qualcosa di irrinunciabile per milioni di persone, senza il quale proprio non si può stare. Da un recente studio, condotto presso la Clemson University, in collaborazione con i ricercatori dell’Indiana University e del Centerstone Research Institute, è tuttavia emerso come queste nuove tecnologie possano essere molto utili anche nel trattamento della malattia mentale.
Lo studio, pubblicato su Personal and Ubiquitous Computing, ha coinvolto un campione di 325 pazienti affetti da diverse forme di malattia mentale. Scopo della ricerca è stato quello di determinare la proprietà dei telefoni cellulari dei pazienti e le loro modalità di utilizzo.
I risultati ottenuti hanno messo in evidenza che soggetti affetti da malattia mentale possiedono un telefono cellulare in maniera comparabile ad un campione di soggetti “sani”, ad eccezione del fatto che un maggior numero di pazienti rispetto ai non pazienti condividono con altri il proprio cellulare.
Dallo studio è emerso, inoltre, che persone affette da malattia mentale utilizzano il proprio telefono cellulare soprattutto per scambiare messaggi ed inviare sms. Circa l’80% dei soggetti che hanno partecipato allo studio ha affermato di utilizzare il cellulare per questo scopo piuttosto che per scaricare applicazioni, che è risultata, invece, essere la modalità di utilizzo meno diffusa del proprio smartphone. Coloro che hanno affermato di trovarsi a loro agio nell’ utilizzare il cellulare per scambiarsi messaggi riportavano, inoltre, di sentirsi più a loro agio anche con l’idea di scambiarsi sms con il proprio medico curante.
Secondo Kelly Caine, co-autrice dello studio e assistente universitario presso il Clemson University’s School of Computing, questi risultati sembrano suggerire che scambiarsi sms potrebbe costituire una possibile modalità di aiuto al trattamento per pazienti affetti da malattia mentale.
Ed ancora, che l’utilizzo di queste forme di tecnologia, ormai familiari e diffuse in gran parte della popolazione, potrebbe rappresentare una forma di trattamento supplementare per coloro che hanno un reddito basso e che per questo non riuscirebbero altrimenti ad avere accesso ad alcuna forma di trattamento. Sulla base dei dati raccolti dal Substance Abuse and Mental Health Services Administration, infatti, la diffusione del disturbo mentale è in crescita, ma il 62% di coloro che è affetto da qualche forma di malattia mentale non riceve alcun trattamento per la propria malattia.
Nonostante siano numerose le ricerche che hanno indagato come le nuove tecnologie possano costituire un aiuto nel monitoraggio dello stato di salute dei pazienti, nella gestione delle forme di malattie croniche e nella prevenzione, molte meno sono state, invece, le ricerche che hanno indagato come le tecnologie disponibili possano essere usate nel trattamento di persone affette da malattia mentale. Il presente studio, si propone di colmare questo gap, promuovendo un tipo di intervento basato su nuove forme di trattamento mobile, valutate sulla base delle modalità di utilizzo e dei bisogni dei pazienti.
La speranza dei ricercatori è che sia possibile indagare, nel corso di ricerche future, quali misure di riserbo possano essere sviluppate al fine di usare la tecnologia mobile come aiuto al trattamento, specialmente per pazienti che condividono il proprio telefono, ed esplorare i tipi di aiuto di trattamento mobile che potrebbero essere più facilmente attuabili ed efficaci.