POZZUOLI. Professione: invalida. È quanto è stato stampato sulla carta d’identità di A.M., 15 anni, bambina con grave ritardo psico-motorio. È successo all’ufficio anagrafe del comune di Pozzuoli, sede del centro storico. Un caso di evidente discriminazione e una violazione delle leggi che regolamentano il trattamento dei dati sensibili delle persone disabili. Per la piccola si tratta della prima carta d’identità. «Quando sono andata a chiedere il documento – spiega la madre della ragazza disabile – l’incaricata mi ha fatto una serie di domande non sempre attinenti con quanto indicato sul documento. Alla voce “professione” ha detto che doveva mettere la parola “invalida” perché non poteva lasciare libero lo spazio. Io ho protestato ma non c’è stata ragione di farle cambiare idea. Al momento non ho insistito perché quando si verificano queste situazioni c’è solo voglia di chiudere presto l’argomento; vivo costantemente lo stato di disabilità di mia figlia e a questi ed altri atteggiamenti sono abituata. Successivamente i familiari e gli amici mi hanno fatto notare la discriminazione che ha subito la bambina. Ora non chiedo che bisogna trovare una soluzione per la carta di identità di mia figlia, ma non vorrei che altre persone disabili venissero trattate allo stesso modo».
«Siamo di fronte ad una situazione discriminatoria nei confronti di una persona disabile – commenta Claudio Roberti, sociologo esperto nelle tematiche dell’handicap – in particolare sono state violate due normative fondamentali. La prima è la Convenzione Onu dei Diritti delle persone con disabilità del 2006 e ratificata dall’Italia con la legge 18 del 2009. E la seconda violazione è quella della legge 67 del 2006, misure per la tutela giudiziaria delle persone con disabilità vittime di discriminazioni. Nello specifico si può anche parlare di discriminazione diretta».
Purtroppo, prosegue il sociologo, non è la prima volta che ci si trovadi fronte a situazioni del genere. «In passato – spiega Roberti – si sono verificati altri casi simili in altri comuni. In Italia c’è una distorsione culturale sulle persone disabili. La disabilità è vissuta come un elemento totalizzante e assoluto: l’individuo è considerato un disabile e basta e lo si annulla come persona con tutte le conseguenze del caso. Bisognerebbe agire nelle scuole e attraverso i mass media che, tranne eccellenti eccezioni, non fanno bene il loro mestiere. Infine sarebbe opportuno che anche il nostro paese adottasse il sistema europeo per la carta d’identità. In altri paesi non si richiedono questo tipo di informazioni come in Italia».
Appresa la notizia il sindaco di Pozzuoli Vincenzo Figliolia ha dichiarato che farà piena luce sulle vicenda «Sono dispiaciuto per quanto accaduto e invito la mamma a mettersi in contatto con la mia segreteria per avere una nuova carta di identità. Al contempo chiederò un’indagine interna e avvierò un procedimento disciplinare nei confronti della dipendente che ha commesso questo grave errore».
di Ciro Biondi
Fonte: Il Mattino.it
23/10/2014