Recapitata al presidente dell’Uic Daniele, la lettera del signor Ivan racconta la vicenda che lui e sua moglie, cieca dalla nascita, hanno vissuto il mese scorso: 60 km di strada, una "conversazione" e non una visita, con la richiesta finale di ulteriore documentazione. Per di più, in presenza di invalidità permanente
ROMA – Le visite di accertamento dell’invalidità continuano a creare disagi: il caso, questa volta, riguarda una donna non vedente della provincia di Brescia. A raccontare la vicenda, esemplare di "un sistema che funziona male, arrogante e prepotente con i più deboli", è il marito della signora, che l’ha accompagnata alla visita di revisione. Sede inaccessibile, monta scale guasto, nessuna visita ma una semplice "conversazione", che si conclude con la richiesta di documentazione aggiornata. In una lettera recapitata stamattina la presidente dell’Unione italiana dei ciechi e degli ipovedenti, Tommaso Daniele, il signor Ivan racconta: "lo scorso 22 giugno, scendiamo in città per la visita di revisione che l’Inps ha chiesto a tutti i titolari di benefici per disabilità. Arriviamo alla sede di via Bulloni e, dopo aver preso il numero per la lista d’attesa, assistiamo ad una scena incredibile. L’ingresso degli ambulatori è una scala di pochi gradini ma, evidentemente inaccessibile a chi non può usare le gambe. Il monta scale è guasto. Il campanello all’ingresso è anch’esso guasto. Forse, era sufficiente apporre un biglietto che invitasse, momentaneamente, ad utilizzare l’ingresso sul retro del palazzo. Invece, il personale, rimbalzatesi le responsabilità dell’accaduto, ha ripreso a lavorare senza nemmeno scusarsi e tutto è scivolato nell’indifferenza generale. La stessa scena, col disabile di turno in attesa giù in strada sotto un sole feroce, si è ripetuta 4 o 5 volte nel giro di 30′ (attenzione! stiamo parlando anche di persone molto anziane, che facevano pure fatica a respirare a causa del gran caldo)".
Arriva il turno della moglie: "Entriamo e veniamo accolti da un signore e da una donna che non si qualificano. Mia moglie espone la sua disabilità – riferisce Ivan – ma nemmeno ce ne sarebbe bisogno. Anche lo studente più sprovveduto al primo anno di medicina si renderebbe conto che l’occhio sinistro di mia moglie è in realtà una protesi, ed il destro è gonfio e glaucomatoso. Spiega loro che è affetta da glaucoma bilaterale congenito (cieca dalla nascita, per intenderci), e le viene chiesto, tra l’altro, se vive in casa con qualcuno! La conversazione (poiché di questo si è trattato! mica è stata visitata!) termina con la richiesta di una documentazione più recente che attesti la cecità! Ma come? – commenta sdegnato il signor Ivan – Ci convocano a Brescia, a 60 km da casa, e poi, invece di valutare la malattia, ci richiedono un altro documento da un altro specialista oculista a pagamento, perché i tempi sono stretti e ‘sa, non vorremmo che la sede centrale di Roma sospenda l’erogazione della pensione in attesa di un certificato medico’, ci viene detto".
La donna, peraltro, "non avrebbe dovuto nemmeno presentarsi alla visita precisa il signor Ivan – perché soffre di una patologia che è prevista nell’elenco delle patologie rispetto alle quali sono escluse le visite di controllo sulla permanenza dello stato invalidante (ai sensi del D.M. del 2 agosto 2007). Elenco, per altro, allegato all’invito stesso dell’INPS". La lettera si chiude con una serie di domande: "Per quale motivo siamo andati all’Inps, se non si è svolta una vera visita medica? Perché non era sufficiente inviare documentazione inerente la patologia? Ne abbiamo in quantità, purtroppo. Perché i contribuenti devono pagare due medici (così, si sono poi qualificati al termine della conversazione) per un lavoro da segretaria? Inoltre, questione non marginale, quando scoprono un falso invalido, vanno a sanzionare i membri della commissione, che a suo tempo, approvò lo status di invalidità permanente? L’impressione che ne abbiamo ricevuto – conclude Ivan – è quella, molto squallida, di un sistema statale che funziona male. Poiché, arrogante e prepotente con i più deboli, non si rende conto che la reputazione del sistema Italia è costituita anche dalla dignità e dalla considerazione che i singoli cittadini ricevono dai funzionari del sistema medesimo. Con la speranza che la nostra piccola vicenda possa far riflettere sui tagli ai servizi di assistenza ed ai finanziamenti statali ai vari organismi ed associazioni sparsi sul territorio nazionale che, ogni giorno, lavorano in condizioni disastrose per assicurare ai più deboli il diritto ad una vita dignitosa".
Fonte. Superabile.it
13/07/2012