ROVIGO. «Quella visita di controllo della commissione Inps non andava fatta, ma invece c’è stata e mio figlio ha subito per sei mesi la sospensione delle provvidenze economiche e dei benefici previsti dalla legge 104 sui diritti delle persone disabili». A protestare è l’impiegata rodigina Maria Rosa Berardinello, che lamenta di essere stata vittima, assieme al figlio Pier Paolo che ha 31 anni ed è autistico, di un abuso da parte della commissione Inps che si occupa delle revisioni per gli invalidi. La visita incriminata risale allo scorso dicembre. Giunti a casa del 31enne i commissari non riuscirono a vedere il ragazzo, perché si era trincerato in camera. «Forse per paura di una crisi di aggressività — prosegue la madre—non portarono a termine la visita. Dopo qualche tempo ci venne comunicato che i benefici di legge della 104 legati all’invalidità civile ci erano stati sospesi ». A quel punto è cominciata una trafila burocratica piuttosto penosa per la signora e il marito, un pensionato che abita da solo col figlio mentre la donna vive dai suoi genitori a causa dei non facili rapporti col 31enne per via della sua condizione. «La situazione si è sbloccata a luglio—riprende la signora Berardinello — grazie all’interessamento dell’ex sindaco di Rovigo Fausto Merchiori e del difensore civico di Mestre. Entrambi ci hanno aiutato a far valere i nostri diritti con la commissione Inps». La riattivazione delle provvidenze è arrivata il mese scorso, ma intanto per sei mesi la situazione è stata complicata. La rabbia per l’accaduto, e per il danno patito, è fortissima. «Mio figlio purtroppo soffre di una patologia che lo esonera dalle visite di revisione per l’invalidità civile—continua la rodigina — eppure la visita non solo c’è stata, ma ha anche portato alla sospensione dei benefici». Che questa disavventura si possa tramutare in una causa, spiega la signora, è presto per dirlo. «La nostra è una vita difficilissima — afferma — e dobbiamo pensare prima di tutto alla salute di nostro figlio. Certo che ci sentiamo vittime di un’ingiustizia molto grossa». Della vicenda è stata interessata anche l’associazione nazionale genitori soggetti autistici (Angsa) attraverso la presidente veneta Sonia Zen, di Rosà (Vicenza).
«Il figlio della signora Maria Rosa — spiega la Zen — non ha mai ricevuto un trattamento specifico come ausilio alla grave disabilità e pertanto risulta difficilmente gestibile. I genitori hanno telefonato in tutta Italia in cerca di un aiuto per trovare una struttura specifica per l’autismo che permetta al figlio di affrontare progressivamente una vita fuori casa». Le poche strutture presenti in Italia, ricorda però la presidente dell’Angsa veneta, «sono distanti e costringerebbero la famiglia a un doloroso distacco ». Secondo Sonia Zen la situazione accaduta a Rovigo «è sorta in seguito alle nuove procedure per il riconoscimento dell’invalidità civile. Queste erano nate con la promessa di una semplificazione per il cittadino e con l’intento di limitare gli abusi, ma ora si stanno rivelando del tutto fallimentari e creano disagi enormi alle persone con disabilità e alle loro famiglie. Quello che più fa inorridire è la quasi totale assenza di sensibilità e di organizzazione da parte della stragrande maggioranza delle istituzioni pubbliche». Di questo caso, pure risolto positivamente, per la presidente dell’Angsa veneta rimane comunque «l’amarezza per l’insensibilità dimostrata e per la farraginosità della burocrazia ».
di Antonio Andreotti
Fonte: Corriere del Veneto
04/08/2011