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La media nella regione è di due per classe. Preferiti gli istituti professionali Leonzio (Cisl): «Indispensabile stabilizzare i docenti di sostegno»

PESCARA. Da un’elaborazione dell’Istituto di ricerca Irsef-Irfed «Federico Caffè» della Cisl Scuola Abruzzo, su dati del ministero dell’Istruzione, risulta nelle istituzioni scolastiche abruzzesi un incremento progressivo annuale, dal 2000, del 5%, arrivando a una variazione percentuale attuale del 45,8%. In particolare, mentre nell’anno scolastico 2000/2001, rispetto a una popolazione scolastica di 190.470 unità, gli alunni con disabilità erano 3.552, nell’anno scolastico 2010/2011, con una popolazione scolastica di 179.487 unità, gli alunni con disabilità sono aumentati fino a diventare 5.179. La tipologia di disabilità più diffusa è quella intellettiva, con 3.318 alunni. Percentuali più ridotte riguardano la disabilità visiva (83 alunni), uditiva (132 alunni) e motoria (239 alunni). Significativo il dato relativo alle altre disabilità, come alunni con problemi psichiatrici precoci, sindrome di iperattività, disturbi specifici di apprendimento associati ad altri disturbi, pari a 1.407 alunni. L’incidenza percentuale degli alunni stranieri con disabilità sul totale degli alunni con disabilità è pari al 6,2%; sul totale degli alunni stranieri, quelli con disabilità sono l’1,8%. «In questi ultimi anni – afferma Andrea Leonzio, segretario della Cisl Scuola Abruzzo – l’aumento degli alunni con disabilità nella nostra regione è stato compensato dall’incremento della dotazione organica per il sostegno. Attualmente i docenti di sostegno per gli alunni con disabilità rappresentano il 12% del totale dei docenti, con un aumento progressivo negli ultimi dieci anni del 4,8% rispetto a una media nazionale del 6% . Analizzando i dati a livello di classe si rileva che in media a livello regionale gli alunni con disabilità sono due per classe mentre la media nazionale è di poco più di uno per classe. È necessario pertanto – afferma il sindacalista – proseguire quel processo di stabilizzazione dei docenti di sostegno per garantire continuità al supporto pedagogico e didattico». L’età media in cui gli alunni con disabilità concludono il secondo ciclo di istruzione è pari a 20,3 anni, a fronte di una media nazionale di 19,9 e di un’età di 19,6 anni degli alunni senza disabilità. La scelta degli indirizzi evidenzia la netta preferenza nei confronti dell’istituto professionale. Infatti gli alunni che vi si iscrivono rappresentano il 58,1% del totale, il 75% è rappresentato da maschi e il restante 35% da femmine. Il dato è interessante soprattutto se si considera che, in Abruzzo, gli studenti senza disabilità che si iscrivono all’istituto professionale rappresentano circa il 15,8% del totale di quelli delle scuole superiori. Nei licei scientifici e nei licei classici gli alunni con disabilità intellettiva sono di poco superiori al 40%, mentre raggiungono quasi il 60% negli istituti professionali. I disabili visivi si orientano verso il liceo classico, scientifico e pedagogico. Gli alunni con disabilità uditiva fanno registrare un’incidenza pari al 60% nell’istruzione artistica. «Il progressivo aumento degli alunni con disabilità nella nostra regione e la loro incidenza nella scuola sull’intera popolazione scolastica non può non determinare un’ulteriore assunzione di responsabilità da parte degli organi competenti. In particolare degli enti locali e dell’ ufficio scolastico regionale – sostiene il segretario della Cisl Scuola Abruzzo -. C’è bisogno di accordi di programma regionali per il coordinamento, l’ottimizzazione e l’uso delle risorse. È poi necessario incrementare la costituzione di reti territoriali di scuole per la realizzazione sia di attività formative nei confronti del personale specializzato sia di ogni altra azione a favore dell’inclusione. Le reti di scuole rappresentano lo strumento operativo più funzionale per realizzare interventi individualizzati diretti a favorire la piena valorizzazione della persona, la crescita e lo sviluppo educativo, cognitivo e sociale dell’alunno disabile. Occorre inoltre stabilire azioni di raccordo e di sinergia fra gli enti territoriali (Regione, Ufficio scolastico regionale , Province e Comuni, servizi Asl, cooperative , comunità) e le istituzioni scolastiche per la ricognizione e lo sviluppo della relativa offerta sul territorio. E’ necessario potenziare il ruolo e il funzionamento dei centri di supporto territoriale nonché quello dei centri di documentazione, consulenza e ascolto in quanto luoghi privilegiati per far circolare esperienze, disporre di consulenze esperte e costituire effettive comunità di pratiche». Andrea Leonzio giudica prioritari gli interventi relativi alla formazione dei docenti e degli assistenti, la distribuzione di risorse economiche e strumentali relative soprattutto ai sussidi e alle attrezzature didattiche e alle tecnologie nonché l’adozione di iniziative per attivare esperienze di alternanza scuola- lavoro, stage e collaborazioni con le aziende del territorio. «È necessario inoltre che i rapporti fra istituzione scolastica e famiglia avvengano il più possibile nella logica del supporto alle famiglie stesse in relazione alle attività scolastiche e al processo di sviluppo dell’alunno con disabilità – conclude il sindacalista -. La famiglia deve essere sempre più coinvolta come punto di riferimento essenziale per la corretta inclusione scolastica dell’alunno con disabilità sia in quanto fonte di informazioni preziose sia in quanto luogo in cui avviene la continuità fra educazione formale e informale».

Fonte: Il Tempo

27/02/2012