È l’ingiusta condizione in cui si trovano i 12.211 alunni disabili iscritti agli istituti non statali, che non ricevono alcun aiuto economico per pagare gli insegnanti di sostegno. Che, di fatto, sono a totale carico delle famiglie o delle scuole (attraverso le rette), eccezion fatta per la scuola primaria (3.215 scolari, circa un quarto del totale), per la quale è previsto un piccolo contributo. Per tutti gli altri ordini di scuola, il sostegno dello Stato è completamente assente. La situazione è stata (nuovamente) portata alla luce durante l’ultima sessione del Tavolo della parità, riunito al Ministero dell’Istruzione con la presenza delle associazioni dei gestori delle scuole paritarie e dei genitori. All’ordine del giorno, la revisione del Testo unico della scuola, previsto tra le deleghe al governo della legge 107 sulla Buona scuola. Un’occasione che le associazioni vogliono utilizzare per arrivare a una «piena attuazione» della legge Berlinguer sulla parità scolastica che, nonostante abbia da poco compiuto sedici anni (è del marzo 2000), non è ancora stata compiutamente applicata, costringendo di fatto le famiglie a pagare due volte il servizio scolastico (con le tasse e con la retta). La piena parità prevede anche che lo Stato si faccia carico, appunto, del sostegno alla disabilità. Come avviene per le scuole statali, con circa 4,6 miliardi di euro all’anno. Nulla, se non un minino contributo e soltanto alle elementari, è previsto, invece, per il sostegno alla disabilità nella paritaria. Eppure, negli ultimi dieci anni, l’incremento degli alunni disabili è stato del 63,1% (a fronte di un calo di iscritti del 2,6%), mentre nelle scuole statali l’aumento dei disabili è stato più contenuto (24%). «È evidente che le famiglie apprezzano sempre di più la cura e l’attenzione che nelle scuole paritarie sono rivolte agli alunni con disabilità – affermano, in una nota congiunta, Fism, Agesc, Cdo-Opere educative e Fidae –. Purtroppo occorre rilevare che, mentre nella scuola statale molto è stato fatto in questi anni su questo tema (pur permanendo ancora situazioni di carenza a vari livelli), nulla è stato previsto per le famiglie che decidono di iscrivere i propri figli con disabilità nelle paritarie. Sotto questo profilo – prosegue il comunicato delle associazioni – l’attuale assetto del sistema scolastico italiano realizza una gravissima disparità di trattamento in base al tipo di scuola frequentata (statale o paritaria) dagli alunni disabili. Ci troviamo, in definitiva, di fronte alla palese negazione di un diritto fondamentale della persona universalmente riconosciuto». Una situazione conosciuta al Ministero, che sta lavorando per porvi rimedio. Due gli interventi allo studio: un contributo diretto alla scuola paritaria per ogni alunno disabile e una detrazione della retta più “corposa” per le famiglie con figli disabili. Attualmente è il 19% per un massimo di 400 euro, pari a 76 euro a figlio. «Come governo siamo consapevoli di questa totale disparità di trattamento e ci stiamo impegnando per porvi rimedio», dichiara il sottosegretario all’Istruzione, Gabriele Toccafondi. Il problema sarà superare la barriera ideologica che si alza in Parlamento ogni qual volta si torna a parlare di scuole paritarie.
Fonte: Avvenire.it
22/04/2016